L’evoluzione del patrimonio abitativo italiano: quarant’anni di abitazioni attraverso i Censimenti Istat

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Roma, 15 dicembre 2015


Le abitazioni in Italia - Il Centro studi Csei - Tecnoborsa ha elaborato i dati Istat relativi agli ultimi cinque Censimenti dal 1971 al 2011 e, dall’analisi del patrimonio abitativo italiano, è emerso che le abitazioni in generale sono cresciute notevolmente con un incremento di circa l’80%; in particolare, nel quarantennio sono più che raddoppiate nelle Isole, mentre nell’ultimo periodo intercensuario il Nord-Est è l’area che ha registrato l’aumento maggiore. “Andando a osservare più da vicino i dati intercensuari – ha osservato Valter Giammaria, Presidente Tecnoborsa – c’è da notare che nel decennio 1971-1981 c’è stato un boom nella crescita del numero delle abitazioni che, a livello nazionale ha toccato il 25,8%; nei due decenni successivi il trend è stato sempre crescente ma con un tasso inferiore (14,1% nel 1981-1991 e solo 9% nel 1991-2001), con una certa ripresa nell’ultimo decennio (14,3%)”.
Anche le abitazioni occupate da almeno una persona residente sono aumentate nell’intero arco di tempo preso in esame ma con un incremento che sfiora il 60% – e tutte le aree presentano valori superiori alla media, salvo il Nord-Ovest – quindi sono cresciute maggiormente le seconde case; infatti, la percentuale di abitazioni occupate da residenti è scesa nei quarant’anni su tutto il territorio, però il calo maggiore si è verificato tra il Censimento del 1971 e quello del 1981. Scendendo nel dettaglio dei quattro decenni l’andamento generale è simile a quanto già visto, tuttavia i valori sono più costanti tra loro, infatti il dato Italia nel periodo 1971-1981 è cresciuto del 14,6%, è sceso al 12,5% nel decennio successivo, è ulteriormente calato al 9,7%, per poi risalire all’11,5% nel periodo 2001-2011.
Le abitazione occupate da persone residenti in Italia nel 2011 sono state il 77,3% delle abitazioni totali e tale percentuale è scesa di 10,4 punti percentuali rispetto al 1971, in favore delle abitazioni non occupate o occupate da persone non residenti. “Questo spiega la sensibile differenza tra il tasso di crescita del numero totale di abitazioni dal 1971 al 2011 rispetto al numero di abitazioni occupate da residenti, dal momento che le seconde case sono aumentate del 131%”, ha sottolineato il Presidente.

Dimensione dell’abitazione - Un fattore rilevante che i Censimenti permettono di investigare è quello relativo alle dimensioni delle abitazioni occupate da famiglie residenti. L’analisi della distribuzione delle abitazioni occupate da persone residenti per classe di superficie per i Censimenti mostra che nel 1971 il picco delle abitazioni riguardava metrature tra i 60 e i 79 mq (25,8%); invece, nel 2001 e nel 2011 il picco riguarda le abitazioni tra gli 80 e i 99 mq (rispettivamente 26,1% e 25,2%). La superficie media delle abitazioni occupate da persone residenti nel 2011 è pari a 99,3 mq, contro i 75,1 mq del 1971. L’analisi per ripartizione geografica mostra che le abitazioni del Nord-Est sono sempre quelle più grandi in tutti i Censimenti, poiché la superficie media è passata dagli 84,4 mq del 1971 ai 105,2 del 2011; a seguire vi sono le Isole, passate dai 72,5 mq del 1971 ai 100,9 del 2011; segue a ruota il Sud con i 70,1 mq del 1971 e i 99,3 del 2011; e ancora, il Centro che nel 1971 era secondo in classifica con una media di 78,5 mq e nel 2011 è sceso in quarta posizione con 97,6 mq; infine, c’è il Nord-Ovest con 71,9 mq nel 1971 e 95,8 mq nel 2011 che, però, dal 1981 in poi è ultimo in classifica.
Per quanto riguarda il numero medio di stanze per abitazioni occupate da almeno una persona residente, a fronte di una situazione generale che nel 1971 faceva registrare 3,7 stanze in media, tale numero è salito fino a 4,2 nel 1981 ma nei decenni successivi è rimasto sostanzialmente stabile. A livello di macroaree la crescita è stata abbastanza omogenea rispetto alla media nazionale. Non solo stanze in più rispetto al passato, ma anche stanze più grandi: alla data dell’ultimo Censimento 2011 la superficie media delle stanze in abitazioni occupate da persone residenti è di 23,4 mq contro i 20,4 mq del 1971. Sono, in particolare, le abitazioni del Nord-Est a presentare, nel 2011, il valore massimo (23,9 mq) e sono anche quelle che nell’arco di tempo preso in esame sono cresciute maggiormente (3,7 mq); il Nord-Ovest, che quanto a numero di stanze nel quarantennio è sempre rimasto al di sotto della media nazionale, invece, per quanto riguarda la superficie media delle stesse stanze registra una crescita sempre sopra tale media (3,3 mq); il Centro, di contro, con 22,6 mq per stanza presenta il valore minimo dell’indicatore tra le ripartizioni con una crescita di 2,7 mq; il Sud e le Isole presentano un andamento simile con una crescita di soli 2,3 mq.

Livello di affollamento - Per quanto riguarda il livello di affollamento, nel 2011, ci sono 0,57 occupanti per stanza, contro lo 0,95 di partenza nel 1971. E’ al Sud che si registra il calo più consistente nel quarantennio perché, partito da 1,17 nel 1971 è sceso allo 0,63 nel 2011, tuttavia rimane l’area con i valori più alti negli ultimi Censimenti; anche le Isole presentano valori simili, essendo partite da 1,07 nel 1971 ed essendo arrivate a 0,58 nel 2011; i valori più bassi si registrano complessivamente al Centro-Nord con un numero medio che si discosta poco dalla media nazionale in tutto il quarantennio.
Un dato molto interessante emerge dal confronto per titolo di occupazione – proprietà o affitto – del numero medio di occupanti per stanza in abitazioni occupate da residenti: a livello nazionale gli occupanti in locazione, fin dal 1971 e per tutto il quarantennio successivo, sono sempre stati superiori a quelli in proprietà, quindi si può affermare che le case in affitto siano mediamente più affollate di quelle in proprietà.
“Complessivamente – ha proseguito Giammaria – dall’analisi degli indicatori utilizzati per la valutazione delle dimensioni e del grado di affollamento delle abitazioni occupate da persone residenti emerge che c’è stato un miglioramento delle condizioni abitative, infatti, è aumentata la superficie media delle prime case, il numero delle stanze e la superficie delle stesse, mentre è diminuito il numero medio degli occupanti per stanza”.

Cucina, cucinino o angolo cottura - L’ultima variabile esaminata per effettuare il confronto temporale delle abitazioni italiane è la presenza nell’abitazione di almeno una cucina con caratteristiche di stanza o soltanto di un cucinino o di un angolo cottura1. “Nel ventennio 1991-2011, è più che raddoppiato il numero di abitazioni occupate da residenti che dispone solo di un cucinino o di un angolo cottura: l’incidenza di tali abitazioni è, infatti, passata dall’11,9% del 1991 al 26,3% del 2011; tuttavia, la vera e propria inversione di tendenza a favore di cucinini e angoli cottura si è verificata tra il 1991 e il 2001 (23,1%)” ha concluso il Presidente Tecnoborsa. Andando a guardare più da vicino le macroaree il Nord-Ovest in tutti e tre i Censimenti presi in esame fa registrare percentuali di piccole cucine sopra la media, anche se la crescita è allineata a quella nazionale (circa 14 punti percentuali); il Nord-Est e il Centro, che nel 1991 avevano quote inferiori al valore medio, viceversa nel 2011 presentano percentuali più alte e in questo caso l’incremento si aggira intorno ai 18 punti; infine, Sud e Isole, che mostravano percentuali prossime alla media nazionale nel 1991, nei due Censimenti successivi hanno registrato valori inferiori a quelli medi, specie nel 2011.

1 L’informazione sulla presenza di cucinini e angoli cottura è stata raccolta solo a partire dal Censimento del 1991; precedentemente, invece, erano state raccolte informazioni solamente sulle cucine, pertanto, ci si è limitati a confrontare i risultati degli ultimi tre Censimenti

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