N°122 Panorama di Economia Immobiliare - MUTUI
Sempre per l’Abi a settembre 2014 è in ulteriore miglioramento la dinamica dei prestiti bancari: il complesso dei finanziamenti registra una ancor più lieve contrazione su base annua (-2,3% in miglioramento rispetto al -2,5% del mese precedente e dal -4,5% di novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo). I finanziamenti a famiglie e imprese si posizionano al -0,9% come variazione annua a settembre 2014 dal -1,2% del mese precedente e -4,5% a novembre 2013; questo di settembre 2014 per i prestiti bancari è il miglior risultato da maggio 2012. Inoltre, tale dinamica dei prestiti bancari, ancorché in misura più limitata, non è una caratteristica solo italiana ma si registra anche a livello dell’intera Area dell’euro: dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.819,5 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.420 miliardi di euro. Sempre a settembre 2014, i tassi di interesse sui prestiti si sono assestati in Italia su livelli ancor più bassi, in virtù della progressiva riduzione dei tassi Bce: il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è ridotto al 3% (3,12% il mese precedente e segnando il valore più basso da marzo 2011; 5,72% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è ridotto al 2,87% (il valore più basso da febbraio 2011), dal 2,95% di agosto 2014 (5,48% a fine 2007); il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,76% (3,78% il mese precedente; 6,18% a fine 2007). A seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta, le sofferenze lorde sono risultate ad agosto 2014 pari a quasi 174 mld, dai 172,4 mld di luglio. Il rapporto sofferenze lorde su impieghi è del 9,2% ad agosto 2014 (7,3% un anno prima; 2,8% a fine 2007), valore che raggiunge il 15,5% per i piccoli operatori economici (13,1% ad agosto 2013; 7,1% a fine 2007), il 15,2% per le imprese (11,7% un anno prima; 3,6% a fine 2007) e il 6,7% per le famiglie consumatrici (6,1% ad agosto 2013; 2,9% a fine 2007). Anche le sofferenze nette ad agosto registrano un aumento, passando dai 78,2 miliardi di luglio ai 79,5 miliardi di agosto. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,41% ad agosto dal 4,30% di luglio 2014 (3,93% ad agosto 2013; 0,86%, prima dell’inizio della crisi). Infine, lo spread fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane su livelli particolarmente bassi: a settembre 2014 è risultato pari a 217 punti base (214 punti base ad agosto 2014), prima dell’inizio della crisi finanziaria tale spread superava i 300 punti (329 punti % a fine 2007).
Secondo Crif Il mese di settembre ha nuovamente fatto registrare un segno positivo relativamente al numero di richieste di mutui presentate dalle famiglie italiane (istruttorie formali, quindi, non semplici richieste di informazioni o preventivi online), con un +14,7% rispetto allo stesso mese del 2013. Si conferma pertanto il trend positivo iniziato a luglio dello scorso anno, quando si era manifestata l’inversione di tendenza dopo il crollo verticale del biennio precedente. In termini aggregati, prendendo in esame i primi 3 trimestri dell’anno in corso, il numero di richieste di mutui si è assestato su un incoraggiante +11,8% rispetto allo stesso periodo del 2013, confermando un percorso di recupero, lento ma costante, rispetto agli anni precedenti. Le variazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente sono indicate in valori ponderati, cioè al netto dell’effetto prodotto dal differente numero di giorni lavorativi. L’andamento aggregato nei primi 9 mesi dell’anno a confronto con le rilevazioni degli anni precedenti fornisce un’ulteriore conferma del ritrovato interesse da parte degli italiani a richiedere un finanziamento per l’acquisto dell’abitazione, tuttavia è oltremodo evidente quanto sia ancora profondo il gap rispetto al triennio 2011-2013. In altre parole, il dato positivo si sta consolidando mese dopo mese ma la strada per tornare su livelli “normali” è ancora decisamente lunga. Un segnale inequivocabile di questa dinamica è rappresentato dal fatto che solamente 4 immobili su 10 siano acquistati con il supporto di un mutuo. Un altro dato significativo che emerge dall’analisi mensilmente condotta da CRIF è rappresentato dall’importo medio dei mutui richiesti, che nei primi 9 mesi dell’anno in corso si è mantenuto su un valore più contenuto, pari a 124.199 euro, ben lontano dai 127.685 euro del pari periodo 2013 e ancor di più dai 131.576 euro dei primi 9 mesi del 2012. Peraltro, il trend appare in marcata contrazione da quattro anni a questa parte, sia in virtù della consolidata prudenza da parte delle famiglie, che tendono a richiedere il finanziamento minimo indispensabile per rendere il peso delle rate il meno possibile gravoso, sia della progressiva riduzione del prezzo degli immobili residenziali. La dinamica rilevata risulta coerente anche analizzando la distribuzione delle domande in funzione dell’importo: nei primi 9 mesi del 2014, infatti, si registra un aumento solo per le fasce al di sotto dei 100.000 euro; in particolare, la fascia inferiore ai 75.000 euro è cresciuta di 1,6 punti percentuali rispetto al pari periodo 2013 (arrivando a una quota pari al 28,3% del totale), mentre quella tra i 75 e i 100.000 euro ha fatto registrare un aumento più contenuto, pari a 0,4 punti percentuali. La fascia di importo preferita dagli italiani si conferma essere quella compresa tra i 100.000 e i 150.000 euro, con il 28,5% delle domande di mutuo, seppur in calo di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Parallelamente, si consolida il trend relativo alla durata dei mutui richiesti, con la classe compresa tra i 25 e i 30 anni che risulta essere ancora una volta la preferita dagli italiani, con una quota pari al 27,5% del totale, anche in questo caso nel tentativo di trovare una soluzione maggiormente sostenibile rispetto al reddito disponibile. Relativamente all’età dei richiedenti, infine, la fascia compresa tra i 35 e i 44 anni si conferma essere quella prevalente, con una quota pari al 34,5% del totale, seguita da quella tra i 25 e i 34 anni (27,7%).
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