N°127 - Panorama di Economia Immobiliare - Febbraio 2015

SubTitle: MUTUI

Secondo il rapporto mensile dell’Abi a gennaio 2015 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.827 miliardi di euro, è nettamente superiore, di quasi 116 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.711 miliardi di euro. In termini di nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili nell’intero 2014 si è registrato un incremento annuo del +32,5% mentre, nello stesso periodo, il flusso delle nuove operazioni di credito al consumo ha segnato un incremento su base annua di +9,2%. Sempre a gennaio 2015 il totale dei finanziamenti a famiglie e imprese ha presentato una variazione annua di -1,8%, lo stesso valore del mese precedente e migliore rispetto al -4,5% di novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo. Questo di gennaio 2015 per i prestiti bancari a famiglie e imprese è il miglior risultato da agosto 2012. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.827 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.405 miliardi di euro. I tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati in Italia su livelli ancora bassi e il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,69% (3,67% il mese precedente; 6,18% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è ridotto al 2,46% (il valore più basso da agosto 2010), dal 2,56% di dicembre 2014 (5,48% a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,9% (2,88% il mese precedente e segnando il valore più basso da novembre 2010; 5,72% a fine 2007). A seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti in Italia è ulteriormente cresciuta, le sofferenze lorde sono risultate a fine 2014 pari a quasi 183,7 miliardi, dai 181,1 miliardi di novembre. Il rapporto sofferenze lorde su impieghi è del 9,6% a dicembre (8,1% un anno prima; 2,8% a fine 2007), valore che raggiunge il 16,1% per i piccoli operatori economici (14% a dicembre 2013; 7,1% a fine 2007), il 16,2% per le imprese (13,3% un anno prima; 3,6% a fine 2007) e il 6,9% per le famiglie consumatrici (6,5% a dicembre 2013; 2,9% a fine 2007). Le sofferenze nette registrano a fine 2014 una lieve diminuzione, passando dagli 84,8 miliardi di novembre agli 84,5 miliardi di dicembre. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,64% a dicembre dal 4,67% di novembre 2014 (4,31% a dicembre 2013; 0,86%, prima dell’inizio della crisi). Lo spread fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi: a gennaio 2015 è risultato pari a 222 punti base (217 punti base a dicembre 2014). Prima dell’inizio della crisi finanziaria tale spread superava i 300 punti (329 punti % a fine 2007).
Secondo Crif, coerentemente con il trend positivo andatosi consolidando nel corso del 2014, la domanda di mutui da parte delle famiglie fa registrare un segno più anche nel primo mese del nuovo anno con un +22,6% rispetto al corrispondente mese del 2013, che a sua volta aveva fatto segnare un incremento incoraggiante. Pur con un rallentamento dopo il picco di dicembre, la crescita di gennaio dà continuità al trend rilevato negli ultimi tre mesi del 2014. Malgrado la domanda di mutui si stia progressivamente consolidando, anche grazie al fenomeno delle surroghe stimolate dalle appetibili condizioni offerte dal mercato, risulta ancora pesante il ritardo rispetto agli anni precedenti. Anche nel mese di gennaio l’importo medio richiesto continua a contrarsi, attestandosi sui 125.918 euro contro i 127.167 euro del primo mese del 2014, ben lontani dagli oltre 138.500 euro dell’inizio del 2010. Dopo il picco minimo toccato nell’estate 2014 bisogna, però, sottolineare come da 5 mesi a questa parte si stia registrando una progressiva risalita verso valori medi più consistenti. Nel complesso, la riduzione degli importi medi richiesti riflette sia la propensione delle famiglie verso soluzioni in cui il peso della rata incida il meno possibile sul reddito disponibile sia il calo dei prezzi immobiliari. A conferma della cautela adottata dalle famiglie italiane in questa delicata fase del ciclo economico nel tentativo di ridurre al minimo l’incidenza del peso delle rate sul reddito disponibile, il Barometro Crif rileva anche la preponderanza di richieste di mutui concentrate nelle classi di durata superiori ai 15 anni, che complessivamente assorbono il 69,4% del totale. Osservando la domanda di mutui a gennaio 2015 in relazione all’età del richiedente, ancora una volta si osserva una maggior concentrazione nella classe di età compresa fra i 35 e i 44 anni (con il 36,3% del totale), sostanzialmente in linea con lo stesso periodo del 2014. Come prevedibile, complessivamente quasi 2/3 delle richieste sono state presentate da under 44.


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