N°146 - Panorama di Economia Immobiliare - Gennaio 2016

SubTitle: COMPRAVENDITE E LOCAZIONI

PREZZI DELLE ABITAZIONI – ISTAT
Nel III trimestre 2015, sulla base delle stime preliminari, l'indice dei prezzi delle abitazioni (Ipab) acquistate dalle famiglie sia per fini abitativi sia per investimento aumenta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e diminuisce del 2,3% nei confronti dello stesso periodo del 2014. Per la prima volta, dopo quattro anni, si registra un incremento dei prezzi delle abitazioni su base congiunturale (+0,2%). L'aumento è trainato dal rialzo dei prezzi delle abitazioni nuove (+1,4%); per le abitazioni esistenti si registra invece un lievissimo calo (-0,1%). La diminuzione su base annua dell'indice generale dei prezzi delle abitazioni, pur confermandosi, continua a ridimensionarsi (-2,3% dal -2,9% del II trimestre), grazie al contributo dei prezzi sia delle abitazioni nuove (-0,5% dal -1,6% del II trimestre), sia di quelle esistenti (-2,9% da -3,3% del trimestre precedente). L'aumento congiunturale e la conferma del progressivo ridimensionamento delle flessioni tendenziali dei prezzi delle abitazioni si manifestano in un quadro di ripresa del mercato immobiliare residenziale in termini di numero di compravendite. Il differenziale in valore assoluto tra la variazione tendenziale dei prezzi delle abitazioni esistenti e quella dei prezzi delle abitazioni nuove risulta pari a 2,4 punti percentuali, tornando ad ampliarsi dopo il minimo raggiunto nel II trimestre quando fu pari a 1,7. In media, nei primi tre trimestri del 2015, i prezzi delle abitazioni diminuiscono del 2,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, sintesi di un calo dei prezzi dell'1,4% per le abitazioni nuove e del 3,5% per quelle esistenti.

INDICATORI DEI PERMESSI DI COSTRUIRE – ISTAT
Nel I semestre del 2015 gli indicatori dei permessi di costruire mostrano andamenti diversi tra le due principali componenti: l'edilizia residenziale presenta una contrazione rispetto allo stesso periodo del 2014 (-10,7% le abitazioni e -13,8% la superficie utile abitabile); al contrario, l'edilizia non residenziale registra invece un aumento del 6,9%. Il numero di abitazioni dei nuovi fabbricati residenziali risulta in calo in entrambi i trimestri, presentando nel I una variazione tendenziale negativa dello 0,3% e nel II un calo del 18,9%. Stessa dinamica segue anche la superficie utile nel confronto con gli analoghi trimestri del precedente anno: -6,1% per il I trimestre 2015 e -20,1% per il II. Nel I trimestre del 2015 l'edilizia non residenziale presenta una superficie in calo rispetto allo stesso periodo del 2014 (-1,9%), mentre nel II trimestre registriamo un'inversione di tendenza con una variazione tendenziale positiva a due cifre (15,1%), rispetto allo stesso trimestre del 2014, come non accadeva dal I trimestre 2007.

RAPPORTO IMMIGRATI E CASA – SCENARI IMMOBILIARI
Il venticello di ripresa del mercato immobiliare spira anche per i lavoratori stranieri immigrati in Italia. Secondo le anticipazioni del decimo Rapporto Immigrati e casa nel 2015 gli acquisti di prime case sono stati circa 39mila, con un aumento dell’8,3% rispetto all’anno precedente. Il valore complessivo degli acquisti è di circa 3,8 miliardi di euro, con un 15,1% in più in dodici mesi. Dieci anni fa, quando è iniziata la rilevazione dell’Istituto di ricerche, gli acquisti erano 131mila ma da allora c’è stato un calo costante. L’inversione di tendenza è importante perché la domanda abitativa espressa dagli immigrati si può stimare in oltre un milione di case e, in assenza di una politica pubblica, la soluzione si può trovare solo nel mercato privato. La ripresa attuale è dovuta a una maggiore facilità di accesso al credito e a prezzi delle case più bassi, soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie, che rendono più facile comprare. L'incidenza degli stranieri tra gli acquisti totali di case effettuati in Italia per il 2015 è dell'8,7%, incidenza comunque non omogeneamente distribuita; infatti, anche a parità di redditi territoriali, ci sono aree in cui la quota di acquirenti stranieri sfiora il 40%, alzando la media finale. In contrasto all'alta concentrazione di stranieri acquirenti in alcuni territori particolari (Prato su tutti), nella maggior parte dei capoluoghi si riscontra un cambio di zona quando le famiglie straniere mutano situazione abitativa, passando dall'affitto alla proprietà. La maggior parte degli acquirenti immigrati abita in Italia già da diversi anni e la scelta di uscire dalla locazione è sempre concausa di forze oggettive, come il calo dei prezzi, e soggettive, come la volontà di stanziarsi e integrarsi. A conferma di quest'ultima esigenza, è da notare come nei capoluoghi gli immigrati escano dalle zone ad alta densità di stranieri per comprare in quartieri abitati da italiani, mentre la maggior parte dei residenti stranieri vive in affitto e tende a restare in comunità con i propri connazionali, almeno finché la permanenza in Italia è di carattere transitorio; non appena si sceglie di confermare con un acquisto di casa la volontà di rimanere in Italia, la tendenza è di spostarsi dai ‘ghetti’ verso zone più eterogenee. Questo favorisce l'integrazione degli stranieri e aiuta a prevenire i forti attriti sociali che si verificano in altre zone d'Europa. Le dimensioni delle abitazioni medie comprate da lavoratori stranieri sono in leggero aumento rispetto all'anno passato, intorno ai 90 mq, in modo sostanzialmente omogeneo sul territorio nazionale. La qualità degli immobili è bassa, quasi mai nuove costruzioni, e i pochi stranieri che ottengono il credito bancario cercano l'occasione di potersi sistemare in una casa mediamente grande, dove accogliere tutta la famiglia. Gli stranieri comprano appartamenti ma sono in grado di acquistare anche villette più o meno grandi in campagna, dove poter magari avviare una piccola attività agricola (la provincia di Bari ne è un esempio). La dispersione geografica, interna alle varie Province, rispecchia la volontà generale di comprare casa dove si trova l'occasione di mercato, anche lontano dalle comunità straniere storicamente ormai insediate. Infine, oltre un terzo (37%), dei lavoratori immigrati acquista nelle periferie del capoluogo e metà nei piccoli Comuni del resto della Provincia.

MERCATO DEGLI IMMOBILI PER L’IMPRESA – TECNOCASA
I primi mesi del 2015 hanno segnalato una leggera ripresa delle compravendite immobiliari per alcuni comparti degli immobili per l’impresa grazie anche agli investitori che stanno tornando a interessarsi al settore. Nei primi sei mesi del 2015 i prezzi e i canoni di locazione dei negozi sono in diminuzione a livello italiano. I prezzi dei locali commerciali nelle vie di passaggio sono diminuiti del 3,7%, quelli in vie non di passaggio del 3,9%. Anche i canoni di locazione sono in ribasso a livello nazionale: -2,6% per i locali commerciali in vie di passaggio e -2,8% per quelli in vie non di passaggio. Dall’inizio della crisi i negozi posizionati in vie di passaggio hanno perso il 28,8% del loro valore, quelli in vie non di passaggio il 34,6%. Le compravendite dei negozi, nella prima parte del 2015, sono state 12.634, in aumento del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Dall’analisi delle richieste emerge che l’86,9% di chi si è rivolto alle agenzie Tecnocasa ha scelto l’affitto e la restante parte ha optato per l’acquisto. Le tipologie più richieste sono di piccola dimensione, infatti il 70,3% delle richieste di affitto riguarda tagli fino a 100 mq. In acquisto invece la percentuale più elevata, 56,9%, si concentra sui tagli fino a 50 mq. Si cercano quasi sempre tipologie situate in vie di passaggio, mentre nelle vie non di passaggio si registra un elevato tasso di vacancy oppure si insediano attività di vendita al dettaglio o di servizi per le quali la visibilità è meno importante. Il 65,5% dell’offerta di locali commerciali ha una metratura fino a 100 mq. Il settore commerciale viene sicuramente da un periodo difficile ma gli ultimi segnali sono però confortanti. Soffre soprattutto l’abbigliamento, mentre tengono le attività legate al mondo della ristorazione; tra le città leader c’è Milano dove ci sono quasi 16 mila imprese del food. La domanda di locali commerciali non sempre trova riscontro sul mercato perché è carente l’offerta di immobili dotati di canna fumaria. La novità è rappresentata dalla tenuta del commercio ambulante. Non sembrano affatto soffrire i locali commerciali situati nelle high street delle principali città italiane, dove la domanda è sempre molto alta e vede in prima fila i grandi marchi, soprattutto della moda. Si segnalano pure richieste di spazi medi per l’apertura di supermercati di vicinato. Sul mercato dei locali commerciali si muovono anche investitori, tra cui piccoli risparmiatori o società immobiliari che puntano a rendimenti annui lordi che vanno dall’8 al 10% a seconda della rischiosità dell’investimento. Questi ultimi acquistano piccoli tagli. Il ribasso dei canoni di locazione su location di passaggio ha spinto alcuni imprenditori a spostarsi in queste posizioni più interessanti e ora anche più abbordabili.

RAPPORTO SUL MERCATO DELLA LOCAZIONE IN ITALIA NEL 2015 – SOLO AFFITTI
Dopo 5 anni di contrazione tornano a crescere i canoni d’affitto in Italia (+1,7% nel 2015), trainati soprattutto dai quattro (+3,3%) e tre locali (+2,4%), adibiti sempre più ad abitazione principale (60%), specie da famiglie con figli. Dal 2010 al 2014 i canoni d’affitto erano diminuiti del 12,5% ma quest’anno si registra una ripartenza con prospettive migliori per il mercato. Dunque, le abitudini degli italiani stanno cambiando e la locazione diventa sempre più una scelta permanente; molte famiglie, infatti, prendono casa in affitto come abitazione principale, anche per ragioni economiche, orientandosi su ambienti più ampi e confortevoli per i loro bambini. Se a livello nazionale l’aumento dei prezzi d’affitto nell’ultimo anno risulta inferiore al 2%, ci sono città dove l’incremento raggiunge la doppia cifra come a Bologna (+11,6%), Perugia (+9%) e Bari (+8,5%); oltre la media nazionale l’aumento a Napoli (+6,3%), Genova (+5,5%) e Catanzaro (+5,2%); a Milano, che già nel 2014 aveva anticipato il trend in risalita sotto la spinta dell’Expo, si registra un +2,4%. In alcune piazze tuttavia persiste il segno meno: a Palermo la contrazione più consistente degli affitti con -7,7%; seguono Potenza e Campobasso (-5% ciascuno), Roma (-2,2%), Trieste (-1,9%) e Trento (-1,2%); una generale stabilità si rileva ad Aosta (+0,8%), Ancona (+0,1%) e Cagliari (-0,4%). Inoltre, le grandi metrature spingono il mercato locativo: i quadrilocali tirano soprattutto a Bologna (+15,2%), Perugia (+14,3%), Bari (+11,6%), Genova (+11,5%) e Venezia (+10,4%); i trilocali sono molto richiesti a Perugia (+11,4%), Bari (+11,3%) e Bologna (+10,6%); in altre città gli appartamenti di maggiori dimensioni sono meno appetibili, per cui i quadrilocali fanno registrare canoni in calo ad Aosta (-5,9%), Campobasso (-4%) e Palermo (-3,9%); i trilocali a Palermo e Potenza (-4,9% ciascuno) e Campobasso (-4,8%); infine, locazioni stabili per mono e bilocali (+0,1% ciascuno). Rispetto all’ultimo anno le famiglie che prendono in affitto un appartamento come abitazione principale sono aumentate di quasi 10 punti percentuali, dal 50,3% del 2014 al 59,8% del 2015 e il trend è ancora più marcato in città come Palermo e Trento (80% ciascuno), Campobasso (75%) e Roma (70,4%); sotto la media nazionale Trieste (45%), Milano (49%) e Genova (45%), dove più importante è la richiesta di trasfertisti e studenti. Diminuisce leggermente, a livello nazionale, la quota di richieste di locazione provenienti da lavoratori in trasferta (da 25,1% nel 2014 a 22,6% nel 2015) e studenti fuori sede (da 22,9% a 16,1%). Per prendere in affitto un appartamento in Italia occorrono mediamente 516 euro, che salgono a 558 euro se l’appartamento è ammobiliato e a 572 se dotato di garage. Milano si conferma anche nel 2015 la città più cara per gli affitti (canone medio di 916 euro), superando Roma (809), di oltre un centinaio di euro; seguono Firenze (645 euro), Bologna (568 euro), Venezia (566 euro) e Napoli (546 euro). Vivere in affitto costa meno che altrove a Potenza (379 euro), Campobasso (381 euro), Perugia (396 euro) e Catanzaro (399 euro). Anche nel 2015 la cedolare secca è stata preferita alla tassazione Irpef, utilizzata ormai in poco più di 1 contratto su 10 nei capoluoghi di Regione; la nuova tassazione viene impiegata mediamente nell’87% dei casi, con punte del 97% a Perugia, del 95% a Napoli, del 93% ciascuno a Roma, Venezia e Firenze. Inoltre, da quest’anno i contratti di locazione con canone concordato sono diventati i più utilizzati in Italia (dal 37,1% del 2014 al 43,1% del 2015) e superano per la prima volta quelli liberi 4+4, passati dal 39,8% dello scorso anno al 42,1% del 2015. Cala l’impiego di contratti transitori, passati dal 20,9% del 2014 al 14,3% di quest’anno. Di pari passo al canone concordato cresce l’utilizzo della cedolare secca al 10%: i proprietari di casa che la scelgono in Italia sono il 58% con punte dell’83% a Firenze e Torino, dell’80% a Genova, del 75% a Bologna e Perugia e al 70% ciascuno a Roma e Trento. Infine, a Milano e Napoli il recente rinnovo degli accordi territoriali dopo quasi 20 anni riapre la possibilità per i locatori di utilizzare il canone concordato, anche se ancora nel capoluogo meneghino non si va oltre il 5% dei contratti e non si supera il 6% in quello partenopeo. Da un’analisi emerge che aumentano le coppie senza figli che vivono in affitto (dal 36,9% del 2014 al 40,2% del 2015), mentre diminuiscono quelle con figli che restano comunque numerose (25,8%). Stabile la quota di single in affitto che rappresentano più di un quinto del totale (21,9%). In calo il fenomeno della condivisione di uno stesso appartamento da parte di più persone (12,1% del totale) che si mantiene vivo nelle città universitarie come Catanzaro (35%), Firenze (21,7%), Bologna (21%) e Venezia (17,5%), così come a Milano dove quasi un appartamento locato su cinque è utilizzato da tre e più soggetti (17%). Infine, diminuisce rispetto allo scorso anno il tempo medio necessario a trovare un appartamento: 2,3 mesi. Se in centro e semicentro occorre un periodo inferiore per arrivare alla firma del contratto (2 mesi), in periferia ci vogliono 2,7 mesi. Si trova casa più velocemente a Perugia (1,5 mesi), Milano e Firenze (1,7 ciascuno), mentre la ricerca dura di più a Napoli (3,8), Bari (3,5), Palermo e Aosta (3,3).


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