N°149 - Panorama di Economia Immobiliare - Febbraio 2016

SubTitle: MUTUI

RAPPORTO MENSILE: FEBBRAIO 2016 – ABI
A gennaio 2016 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.826,7 miliardi di euro, è nettamente superiore, di oltre 141 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.685,6 miliardi di euro. In questo mese è risultata positiva la variazione annua del totale prestiti all'economia (che include anche la Pubblica amministrazione), +0,2%. Sempre a gennaio 2016 il totale dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese ha presentato una variazione prossima allo zero (-0,5%), nei confronti di gennaio 2015, un valore assai migliore rispetto al -4,5% di novembre 2013, quando aveva raggiunto il picco negativo ed è ritornato sui valori di aprile 2012. Segnali positivi emergono anche per le nuove erogazioni di prestiti bancari: sulla base di un campione rappresentativo di banche, che rappresentano oltre l’80% del mercato, i nuovi finanziamenti alle imprese hanno segnato nell’intero 2015 un incremento di circa il +11,6% sul corrispondente periodo dell’anno precedente (gennaio-dicembre 2014), anche in coerenza con la dinamica più recente del Pil. Per le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili da parte delle famiglie, nell’intero 2015, si è registrato un incremento annuo del +97,1% rispetto all’intero 2014 e l’incidenza delle surroghe sul totale dei nuovi finanziamenti è pari a circa il 31,6%. La forte ripresa delle nuove erogazioni si sta riflettendo anche sul totale dei mutui in essere delle famiglie. Sulla base degli ultimi dati ufficiali disponibili, relativi a fine 2015, l’ammontare complessivo dei mutui in essere delle famiglie ha registrato una variazione positiva dello 0,7% nei confronti di fine dicembre 2014 confermando, pertanto, la ripresa del mercato dei mutui. Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, ad oggi i prestiti all’economia sono passati da 1.673 a 1.826,7 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.411,5 miliardi di euro. A gennaio 2016 i tassi di interesse sui prestiti si sono posizionati in Italia su livelli ancora più bassi; il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al 2,48% toccando il minimo storico (2,49% il mese precedente; 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese si è collocato all’1,72%, 1,74% il mese precedente (5,48% a fine 2007). Il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,26%, prossimo al minimo storico (3,25% il mese precedente; 6,18%, prima della crisi, a fine 2007). A seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni già effettuate dalle banche), a fine 2015 sono pari a 89 miliardi di euro rispetto agli 88,8 miliardi di novembre. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,94% a dicembre 2015, dal 4,89% di novembre 2015 (4,64% a fine 2014; 0,86% prima dell’inizio della crisi). Lo spread fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi: a gennaio 2016 è risultato pari a 208 punti base (206 punti base il mese precedente); prima dell’inizio della crisi finanziaria tale spread superava i 300 punti (329 punti percentuali a fine 2007).

MISURE DI SOSPENSIONE RATE AD OLTRE 30.000 FAMIGLIE – ABI
Complessivamente, da maggio 2013 a gennaio 2016, oltre 30.000 famiglie hanno potuto usufruire di misure di sospensione di rimborso delle rate di mutuo e di quelle del credito al consumo. Lo comunica l’Abi sulla base dei dati complessivi su questi strumenti di solidarietà sociale per favorire la sostenibilità del rimborso del debito contratto dalle famiglie. Nel segmento dei mutui sono 26.619 le famiglie che da maggio 2013 a gennaio 2016 hanno potuto sospendere per 18 mesi il pagamento delle rate, per un controvalore di 2,5 miliardi di euro di debito residuo. Si tratta dei risultati del “Fondo di solidarietà per l’acquisto della prima casa”. A cui si aggiungono quasi 1.000 sospensioni di rate di mutui a seguito dell’Accordo Abi-Associazioni dei Consumatori per la “Sospensione della quota capitale dei crediti alle famiglie” sottoscritto lo scorso marzo 2015. Quest’ultimo Accordo prevede anche la possibilità di sospendere la quota capitale delle rate di rimborso del credito al consumo. Fino a dicembre 2015, 3.237 famiglie hanno usufruito di questa misura, per un controvalore di debito residuo pari a 51,5 milioni di euro. Le misure dell’accordo Abi-Associazioni dei consumatori hanno validità fino a dicembre 2017.

BAROMETRO DELLA DOMANDA DI CREDITO DA PARTE DELLE FAMIGLIE – CRIF
Anche nel primo mese del 2016 si conferma il trend positivo della domanda di mutui da parte delle famiglie italiane, vere e proprie richieste formali presentate agli Istituti e non semplici preventivi o interrogazioni online, con un eloquente +48,6% rispetto allo stesso mese del 2015, che a sua volta si era caratterizzato per un robusto incremento. In compenso l’importo medio richiesto continua a contrarsi e si è attestato su 120.144 euro, toccando il valore più basso in assoluto da quando Crif ha iniziato a rilevare in modo sistematico la dinamica della domanda. Se da un lato la domanda continua a mantenersi vivace, anche nel mese di gennaio 2016 va segnalata una flessione dell’importo medio richiesto, che si ferma a soli 120.144 euro, contro i 125.918 euro del primo mese del 2015 e ben al di sotto degli oltre 138.500 euro registrati a inizio 2010. Nello specifico, il valore medio richiesto dagli italiani nel mese di gennaio rappresenta il minimo storico assoluto da quando Crif ha iniziato a rilevare sistematicamente l’andamento della domanda di mutui. A questo riguardo è opportuno sottolineare come la progressiva riduzione del valore dei mutui richiesti rifletta, da un lato, la consolidata tendenza da parte delle famiglie a privilegiare soluzioni in cui il peso della rata incida il meno possibile sul reddito disponibile, dall’altro, le favorevoli condizioni di acquisto degli immobili disponibili sul mercato, senza però dimenticare la crescente incidenza delle surroghe, che per natura si caratterizzano per un importo più contenuto rispetto ai nuovi mutui. A conferma della cautela delle famiglie italiane, il Barometro Crif rileva ancora una volta la preponderanza di richieste di mutui concentrate nelle classi di durata superiori ai 15 anni, che complessivamente assorbono il 66,2% del totale. Invece, osservando la distribuzione della domanda di mutui in relazione all’età del richiedente, a gennaio 2016 si osserva ancora una volta una maggior concentrazione nella classe di età compresa fra i 35 e i 44 anni (con una quota pari al 36,4% del totale), sostanzialmente in linea con lo stesso periodo del 2015. Come prevedibile, complessivamente quasi 2/3 delle richieste sono state presentate da under 44.

MUTUI: È ANCORA TEMPO DI SURROGHE E TASSO FISSO – MUTUIONLINE.IT
Le principali evidenze del mercato dei mutui nello scorso anno si confermano nei primi mesi del 2016: surroghe e sostituzioni, che avevano tenuto banco con una percentuale del 62,1% dei finanziamenti erogati con questa finalità, crescono ancora nella prima parte dell’anno al 67,7%. Lo dice MutuiOnline, lo strumento costantemente aggiornato sull’andamento dei mutui e sull’evoluzione delle loro caratteristiche principali. Infatti, il 26,2% delle erogazioni ha avuto finora come finalità l’acquisto della prima casa, seguito da un 3,1% per l’acquisto della seconda casa e da un 1,7% per ristrutturazione e costruzione. Stessa sorte per il secondo grande protagonista della scorsa stagione dei mutui, il tasso fisso: dal primo semestre dello scorso anno, con il 63,5% delle erogazioni a tasso fisso, quella percentuale è cresciuta fino al 74,8%; i mutui a tasso variabile sono solo al 21,4% dal 32,8% dello scorso anno; un esiguo 2,8% di mutui sono a tasso variabile con Cap e un ancora più basso 1% è a tasso misto. Per contro, si riduce l’importo medio dei finanziamenti erogati dagli istituti di credito, 115.009 euro contro i 116.872 euro dello stesso periodo dello scorso anno e si tratta di un minimo storico, se si torna indietro fino agli anni di gloria quando l’erogato medio si era attestato su valori comunque più alti, 120.218 euro. Si riduce anche la durata dei finanziamenti concessi, con la fascia dei 20 anni al 25,4%, contro il 26,6% del I semestre 2015; cala anche il periodo dei 25 anni, al 18,7% contro il 20,1% dello scorso anno; il periodo 30-40 anni assorbe il 17,9% delle erogazioni, mentre la durata dei 15 anni riguarda il 25,3% dei mutui. Il 22,5% dei finanziamenti concessi ha un loan-to-value pari al 41-50%, mentre il 20,9% dei mutui è erogato per un valore tra il 70% e l’80% di quello della casa; il 14,3% copre dal 60% al 70% e il 14,2% dal 30% al 40% e solo l’1,2% dei finanziamenti è erogato per un valore superiore al 90% dell’immobile. Secondo le rilevazioni, il 42,6% dei mutui ha soddisfatto la domanda proveniente dal Centro Italia, il 36,8% dal Nord Italia e il 4,7% dal Sud; solo una piccola percentuale, il 5,8% dei mutui, è stata concessa dalle banche nelle Isole. La distribuzione geografica ha subito un vero ribaltamento rispetto allo scorso anno, quando nello stesso periodo il 43,2% dei mutui era destinato al Nord, il 38,6% al Centro Italia e il 13,2% al Sud; invariata la percentuale di erogazioni nelle Isole. Chi ottiene un mutuo ha un’età compresa fra i 36 e i 45 anni nel 47,9% dei casi; il 26,8% è più giovane, tra i 26 e i 35 anni e il 20% ha dai 46 ai 55 anni; solo una piccola percentuale, il 4,4% ha oltre i 55 anni. Il dato più sbilanciato riguarda la professione, visto che l’88,9% delle erogazioni avviene verso acquirenti con un lavoro a tempo indeterminato; solo il 5,3% è un lavoratore autonomo e il 3,9% è un libero professionista; infine, l’1,8% è un pensionato e lo 0,3% un lavoratore atipico.


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