N°156 - Panorama di Economia Immobiliare - Giugno 2016

SubTitle: COMPRAVENDITE E LOCAZIONI

ANDAMENTO DEL MERCATO IMMOBILIARE NEL I TRIMESTRE 2016 – AGENZIA DELLE ENTRATE
Nel I trimestre del 2016 il mercato immobiliare italiano mostra un inaspettato aumento del tasso di variazione tendenziale delle unità immobiliari compravendute nel settore residenziale e in quello commerciale e comunque una crescita generalizzata in tutti i settori; infatti, la ripresa manifestata nel corso del 2015 imprime una netta accelerazione ai primi tre mesi del 2016 e, tra gennaio e marzo 2016, il numero complessivo di Ntn supera le 244mila unità, facendo registrare un +17,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La performance positiva riguarda, come si è detto, tutti i comparti del mercato immobiliare e si ripete quanto era già avvenuto nel III trimestre 2015 ma questa volta con tassi di crescita decisamente più elevati in tutti i settori. L’incremento maggiore interessa il segmento residenziale con una variazione percentuale del +20,6%, rialzo che non trova precedenti nella serie storica qui considerata; il mercato delle pertinenze, riconducibili in larga parte a immobili al servizio delle abitazioni quali cantine, box e posti auto, si colloca poco al di sotto (+17,3%), in linea col dato complessivo. Il momento favorevole coinvolge l’intero settore del non residenziale sebbene con intensità diverse: il commerciale, dopo la flessione dell’ultimo trimestre 2015, fa segnare un +14,5% con 6.774 negozi compravenduti, risultato inferiore soltanto al +20,3% registrato nel III trimestre del 2007; in deciso rialzo anche la compravendita degli immobili a destinazione produttiva (+7%), reduci da tre trimestri negativi su quattro nel 2015; il settore relativo a uffici e istituti di credito, con oltre 2.000 Ntn, si conferma in territorio positivo (+1,3%), per il terzo trimestre consecutivo dopo le pesanti perdite precedenti.

CASE, RIALZO DELLO 0,4% A MAGGIO, MA LA RIPRESA SI FA ATTENDERE – IDEALISTA.IT
I prezzi dell’usato in Italia fanno segnare un lieve recupero dello 0,4% a maggio, dopo il calo superiore alle attese registrato ad aprile (-1,4%), a una media di 1.975 euro/m². Nonostante il dato positivo su base mensile, i valori delle case nel Belpaese evidenziano ancora una certa volatilità, più evidente a livello dei mercati locali, che continuano a cercare stabilità. Rimane negativo il saldo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-3,2%). Anche se dal mercato arrivano segnali di un progressivo miglioramento, il quadro generale rimane incerto, come mostrano i recenti dati negativi su occupazione e salari nel nostro Paese e questo dovrebbe determinare lo stallo dei valori delle case nei prossimi mesi, anche per il crollo della fiducia dei consumatori. È abbastanza per affermare che la crescita dei prezzi si farà ancora attendere ma, intanto, i prezzi sono aumentati in 10 delle 20 Regioni italiane: il maggior rialzo è quello del Trentino Alto Adige, dove i proprietari chiedono un 4,5% in più di un mese fa; si sono mossi al rialzo anche i prezzi di Basilicata (1,6%), Liguria e Marche (1,1%), mentre per le altre gli incrementi sono inferiori all’1%; all’opposto si segnalano gli andamenti negativi di Valle D’Aosta (-2,4%), Calabria (-1,8%) e Friuli Venezia Giulia (-1,5%); alla Liguria, con 2.752 euro/m², spetta il primato dei prezzi regionali, seguita da Lazio (2.610 euro/m²) e Valle d’Aosta (2.512 euro/m²); la Calabria si conferma l’area più economica del Paese, con i suoi 944 euro/m²). Invece, Savona continua saldamente in cima al ranking dei valori provinciali con i suoi 3.434 euro/m², davanti a Bolzano (3.060 euro/m²) e Imperia (2.864 euro/m²) - l’altra Provincia ligure con un mercato prevalentemente di seconde case, dove i prezzi risentono della stagionalità - e scalza Roma dal terzo gradino del podio; dall’altro lato della graduatoria si trovano 16 aree con prezzi inferiori ai 1.000 euro/m², da Rovigo (994 euro/m²), a Biella (703 euro/m²), fanalino di coda tra le aree provinciali italiane. Per quanto riguarda le città, in 53 delle 107 monitorate durante il corso del mese di maggio i prezzi hanno segnato variazioni positive: l’effetto Matera 2019 ha rilanciato le quotazioni nella città dei Sassi, che segna la miglior performance del periodo con un incremento pari al 5,8%; di contro, i cali maggiori si rilevano a Fermo (-8,2%), Vercelli (-8,1%) ed Enna (-7,1%). Ad andamenti altalenanti dei centri capoluogo più piccoli fa da contraltare il profilo più regolare dei principali mercati, con fluttuazioni comprese tra il -2% di Bari e l’1,3% di Cagliari, e i grandi mercati presentano valori pressoché stabili: Milano (-0,4%), Roma (-0,3%) e Napoli (0,2%). La classifica delle città più care d’Italia vede Venezia (4.409 euro/m²) al primo posto; la città lagunare precede Milano (3.445 euro/m²) e Roma (3.377 euro/m²); all’opposto, Biella resta la città dove le quattro mura costano meno, con soli 739 euro/m².

ANDAMENTO CANONI DI LOCAZIONE RESIDENZIALE 2007/2015 – TECNOCASA
Il 2007 chiude con una stabilità dei canoni di locazione ma in svariate grandi città si hanno valori al ribasso: i proprietari iniziano a stabilizzare o ribassare i canoni di locazione per fidelizzare l'inquilino puntuale nei pagamenti. Il 2008 è l'anno in cui i canoni di locazione hanno registrato un ribasso generalizzato: si tratta dell'anno in cui la stretta creditizia inizia a rallentare il mercato delle transazioni immobiliari, determinando un aumento di domanda di immobili in affitto; nonostante questo i canoni diminuiscono, perché c'è ancora tanta offerta sul mercato e perché i proprietari sono propensi a ribassarli; si intravede anche un altro cambiamento: i potenziali inquilini sono sempre più attenti alla qualità dell'immobile da affittare, prediligendo quelli in buono stato e quelli ben arredati, questo grazie anche all'abbondante offerta immobiliare presente sul mercato. Il 2009 è l'anno della conferma delle tendenze finora descritte. Nel 2010 in alcune grandi città l'aumento della domanda si fa sentire sui valori, stabilizzandoli: i proprietari delle abitazioni diventano selettivi nella scelta dell'inquilino, temono eventuali morosità. Questa tendenza continuerà anche nel 2011 e nel 2012. Nel 2013 i canoni di locazione si abbassano ulteriormente e si segnala una diminuzione dei valori del 2,1%: le motivazioni si racchiudono in un aumento dell'offerta immobiliare, nella diminuita disponibilità di spesa dei potenziali acquirenti e nella volontà dei proprietari di andare incontro agli inquilini affidabili ribassando i canoni di locazione; aumenta la rigidità da parte dei proprietari ad affittare l'immobile e si richiedono sempre più garanzie. Nel 2014 i canoni di locazione sono ancora in discesa a causa della diminuita disponibilità di spesa dei potenziali inquilini e dall'aumentata offerta sul mercato di immobili in affitto; il II semestre vede un lieve rialzo dei canoni di locazione in alcune aree delle grandi città; la maggioranza di coloro che cercano casa in affitto lo fa per l'abitazione principale, insieme a chi si trasferisce per lavoro e per motivi di studio; il contratto più praticato è quello a canone libero ma aumenta l'appeal del contratto a canone concordato, grazie anche alla cedolare secca agevolata che in alcune città come Verona e Bologna prevale sulle altre tipologie immobiliari; le tipologie più affittate sono il bilocale e il trilocale. Nel 2015 i canoni di locazione nelle grandi città hanno segnato una diminuzione del -0,8% per i monolocali, dello 0,5% per i bilocali e un aumento dello 0,3% per i trilocali; non si riscontrano importanti cambiamenti rispetto all’anno precedente se non un lieve aumento dei canoni di locazione nel II semestre del 2015 ma è importante sottolineare anche per questo anno un incremento del ricorso al canone concordato (20,3% dei contratti stipulati attraverso le agenzie Tecnocasa).

IL CANONE CONCORDATO IN MOLTE CITTÀ È ORMAI LA “REGOLA” – SOLO AFFITTI
Con percentuali vicine al 100% sono Grosseto, Bolzano, Asti e Forlì le città italiane dove si ricorre maggiormente ai contratti di locazione con canone concordato; infatti, nel 2015 è stato quello più utilizzato tra i nuovi contratti d’affitto stipulati nel nostro Paese con una percentuale del 53,5% e si sta facendo sempre più strada, contribuendo a disincentivare i contratti in nero grazie ai risparmi consistenti per inquilini e proprietari: i primi pagano un affitto inferiore a quello di mercato e usufruiscono di detrazioni fiscali ai fini Irpef nel caso in cui l’immobile diventi residenza principale e i proprietari beneficiano di agevolazioni fiscali utilizzando la cedolare secca al 10% anziché quella al 21% prevista per i canoni liberi. Il canone concordato va forte soprattutto nel Centro e Nord Italia, in particolare a Grosseto e Bolzano dove i proprietari di casa ne fanno uso nella quasi totalità dei casi (rispettivamente 98% e 96%), così come ad Asti e Forlì (95% entrambe); alte percentuali d’impiego si registrano anche in altre città dell’Emilia Romagna come Reggio Emilia, Modena e Ferrara (90% ognuna), Ravenna (85%) e Rimini (80%); il dato cala lievemente a Firenze e Pescara (75%), mentre nella Capitale risulta pari al 71%; anche in altri Comuni del Centro Italia molti proprietari ricorrono alle agevolazioni previste dal canone concordato: ad Arezzo, Perugia e Pesaro lo utilizzano per il 70% dei nuovi contratti: al Nord il concordato è frequente a Torino (68%), Bergamo (65%), Pavia (61%), Bologna (58%), Genova e Savona (55% ognuna). Le prime città del Sud Italia per utilizzo del canone concordato sono Barletta (70%) e Catania (68%), mentre a Catanzaro (40%), Bari (30%), Lecce e Trapani (20% ognuna), questa tipologia di contratto stenta ancora a decollare. Inoltre, a Milano, Napoli e Vercelli il recente rinnovo degli accordi territoriali, dopo quasi 20 anni, ha riaperto la possibilità per i locatori di utilizzare il canone concordato: nel capoluogo partenopeo si arriva al 15% dei casi, nel vercellese al 10% ma stenta ancora a Milano dove non si va oltre il 5%, anche perché i canoni concordati su alcune aree si discostano troppo dai prezzi di mercato. Infine, il canone concordato è poco conosciuto a Verbania (5%) e Como (4%), mentre a Palermo è del tutto sconosciuto.

RENT TO BUY: SI APPLICHERA’ IL PROCEDIMENTO PER CONVALIDA DI SFRATTO – CONFEDILIZIA
La Commissione Finanze del Senato ha approvato un emendamento che prevede l’applicazione, anche per il contratto di Rent to buy, del procedimento per convalida di sfratto. La misura consentirà di risolvere un problema – quello delle garanzie per il proprietario nelle fasi patologiche del rapporto – che Confedilizia aveva segnalato sin dall’introduzione dell’istituto. Si tratta – spiega la Confederazione della proprietà immobiliare – dei casi in cui il proprietario non riceva più il corrispettivo convenuto per il godimento dell’immobile oppure di quelli in cui, al termine del periodo stabilito, non venga rispettato l’impegno all’acquisto e il conduttore permanga nell’immobile. Confedilizia è grata ai relatori del provvedimento, i senatori Marino e Zeller, per aver dato soluzione a un problema che ha contribuito fortemente al mancato avvio di uno strumento di cui il mercato immobiliare ha grande necessità.

SFRATTI IN CALO NELLE GRANDI CITTÀ – CONFEDILIZIA
Quelli per morosità sono scesi del 18% e, dagli ultimi dati del Ministero dell’Interno, risulta che nel 2015 sono diminuiti sia i provvedimenti di sfratto emessi (-16,58% rispetto al 2014, essendosi ridotti di quasi 13.000 unità), sia gli sfratti eseguiti (-10,44%, quasi 4.000 in meno rispetto all’anno precedente). Nelle grandi città, addirittura, i provvedimenti di sfratto emessi sono diminuiti del 23,78% rispetto al 2014. Lo rileva Confedilizia, precisando che a essere in calo sono soprattutto gli sfratti per morosità, che sono scesi di oltre 12.000 unità (-18%), raggiungendo una quota che non si toccava da quattro anni.


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