N°158 - Panorama di Economia Immobiliare - Luglio 2016
SubTitle: COMPRAVENDITE E LOCAZIONI
Nel I trimestre 2016 le convenzioni notarili per trasferimenti immobiliari a titolo oneroso sono state 159.932, il 17,9% in più di quelle registrate nello stesso trimestre del 2015; prosegue dunque per il quarto trimestre consecutivo un aumento delle compravendite. La ripresa del mercato immobiliare nel I trimestre dell'anno in corso riguarda sia il comparto dell'abitativo e accessori (150.015 i trasferimenti di proprietà, +18,6% sul corrispondente trimestre del 2015), sia i trasferimenti di unità immobiliari ad uso economico (9.041, +8%). A livello territoriale l'aumento delle compravendite coinvolge tutte le aree del Paese, è più accentuato nel Nord-Ovest (+20,7%) e sotto la media nazionale nelle Isole (+16,5%), al Sud (+16,3%) e al Centro (+15,8%), senza differenze tra compravendite di abitazioni e accessori e unità immobiliari ad uso economico. L'aumento delle convenzioni notarili di compravendita per unità immobiliari è maggiore nelle città metropolitane (+19,1%) e più contenuto nei piccoli centri (+16,9%).
PREZZI DELLE ABITAZIONI – ISTAT
Nel I trimestre 2016, sulla base delle stime preliminari, l'indice dei prezzi delle abitazioni (Ipab) acquistate dalle famiglie, sia per fini abitativi sia per investimento, diminuisce dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell'1,2% nei confronti dello stesso periodo del 2015 (era -1,7% nel trimestre precedente). La persistenza dei cali dei prezzi delle abitazioni determina un tasso di variazione acquisito dell'Ipab per il 2016 (la variazione media annua se nei successivi tre trimestri i prezzi non variassero), negativo e pari -1%. Il I trimestre del 2016 conferma quindi la vischiosità dei prezzi rispetto agli andamenti del numero di abitazioni scambiate che è invece in marcato aumento. La riduzione della flessione tendenziale dell'Ipab riguarda sia i prezzi delle abitazioni esistenti (-1,4% da -1,8% del IV trimestre 2015), sia quelli delle abitazioni nuove (-0,7% da -1,4%). Analogamente, il ribasso congiunturale dell'Ipab è dovuto, in uguale misura, sia ai prezzi delle abitazioni nuove sia ai prezzi di quelle esistenti (-0,4% in entrambi i casi). Rispetto al 2010, nel I trimestre 2016 i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 14,9% (-2,3% le abitazioni nuove, -20% le esistenti). Con i dati del I trimestre del 2016 sono stati aggiornati i pesi con i quali le abitazioni nuove e quelle esistenti contribuiscono al calcolo dell'Ipab e, tra il 2010 e il 2016, il peso delle abitazioni nuove è passato da circa un terzo a poco più di un quinto.
INDICATORI DEI PERMESSI DI COSTRUIRE – ISTAT
Nel II semestre del 2015 gli indicatori dei permessi di costruire mostrano tendenze diverse tra le due principali componenti: l'edilizia residenziale presenta una contrazione rispetto allo stesso periodo del 2014 (-14,5% le abitazioni e -12,3% la superficie utile abitabile); al contrario, l'edilizia non residenziale registra, invece, un rilevante aumento del 21,7%. Il numero di abitazioni dei nuovi fabbricati residenziali risulta in calo nel III trimestre 2015, con una variazione tendenziale del - 10,4%. Tale contrazione aumenta nel IV trimestre attestandosi a -18,3%. Stessa dinamica segue anche la superficie utile nel confronto con gli analoghi trimestri del 2014: -8,2% nel III trimestre 2015 e -16,2% nel IV. Proseguendo la tendenza positiva iniziata nel II trimestre 2015, anche nel III e IV trimestre l'edilizia non residenziale continua a crescere con variazioni tendenziali a due cifre: +20,5% nel III trimestre e +22,8% nel IV.
PREZZI DELLE ABITAZIONI NEL II TRIMESTRE DEL 2016 – CASA.IT
Secondo la rilevazione di Casa.it, a livello generale i prezzi sono sostanzialmente stabili rispetto ai tre mesi precedenti ma con alcune eccezioni. Nel II trimestre dell’anno la variazione dei prezzi di vendita nelle grandi città resta negativa ma di poco (-0,3%), mentre la variazione tendenziale annua rispetto ai primi 6 mesi del 2015 denota un rallentamento della discesa ancora vicino ai 2 punti percentuali (-1,6%). In questi ultimi 3 mesi si registrano prezzi sostanzialmente stabili in tutte le grandi città, con alcune eccezioni in termini positivi come Bologna (+0,6%) e Firenze (+0,3%). I cali maggiori sono al Sud e particolarmente a Napoli (-0,8%) e Palermo (-1%). Sulla base delle tendenze registrate in questo I semestre 2016, la stima più prudente prevede per fine 2016 prezzi ancora in discesa ma non al di sotto dei 2 punti percentuali. Per quanto riguarda i prezzi di vendita, tra le città metropolitane la più cara è Milano (3.880 €/mq), seguita da Roma (3.580 €/mq), Firenze (3.350 €/mq), Bologna (3.120 €/mq), Genova ( 2.950 €/mq), Napoli (2.630 €/mq), Torino (2.340 €/ mq) e Palermo (1.950 €/mq).
L’ANALISI DEL 2° OSSERVATORIO IMMOBILIARE 2016 – NOMISMA
Nel mercato immobiliare al dettaglio i segnali più eclatanti provengono dalle compravendite di abitazioni (+3,6% nel 2014, +6,5% nel 2015), mentre i primi tre mesi del 2016 hanno visto una crescita generalizzata di tutti i comparti, con un aumento del +17,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; nello specifico, +20,6% per il settore residenziale e +14,5% per quello commerciale, mentre il terziario presenta un debole +1,3%. A distanza di 9 anni dall’inizio della crisi il mercato delle compravendite nelle 13 grandi città italiane presenta un ridimensionamento del 40% nel segmento residenziale e del 50% degli immobili per l’impresa. Si nota – nel segmento uffici – un nuovo rallentamento dei mercati di Milano e Roma, mentre città come Genova, Napoli e Bologna presentano un trend moderatamente positivo. Passando a considerare i contratti di affitto per abitazioni, nel 2015 ne sono stati sottoscritti una cifra di poco superiore al milione, di cui solo il 22% ascrivibili ai Comuni ad alta tensione abitativa. La tipologia prevalente è quella degli affitti a lungo periodo (60%), mentre i contratti transitori si attestano al 18% e al 20% le locazioni a canone concordato; solo il 2,2% è rappresentato da affitti di natura agevolata per gli studenti. Dallo studio emerge come la locazione a canone concordato – nell’insieme dei 13 principali mercati monitorati – sta prendendo quota a scapito delle locazioni a canone libero. Nell’ultimo semestre i tempi per la conclusione delle trattative si sono generalmente ridotti, con un miglioramento consolidato per le abitazioni a fronte di una flessione più debole per uffici e negozi. Per quanto concerne lo sconto praticato, il divario ha mostrato – per il terzo anno consecutivo – una riduzione, pur attestandosi tuttora su valori ben superiori (di oltre 6 punti percentuali) rispetto ai livelli pre-crisi. Nel I semestre del 2016 la variazione tendenziale annua dei prezzi si posiziona ancora in territorio negativo, con una variazione che oscilla dal -1,8% delle abitazioni nuove al -2,5% degli uffici. Nomisma rileva come la ripresa del mercato delle compravendite di abitazioni stenti a propagarsi ai prezzi, mettendo così in discussione l’evidenza storica che individua in circa due anni il ritardo con cui i valori di mercato reagiscono all’aumento degli scambi. I ritorni di un investimento nel settore immobiliare si collocano tra il 5% di abitazioni e uffici e il 7% dei negozi.
INVESTIMENTI IMMOBILIARI IN ITALIA +12% NEL II TRIMESTRE, VOLUME SEMESTRALE RECORD DAL 2008 – CBRE
Nel II trimestre 2016 sono stati investiti poco meno di 2 miliardi di euro nel mercato immobiliare italiano, una crescita del 12% sia rispetto allo scorso trimestre sia allo stesso periodo dello scorso anno, e ciò ha portato il volume di metà anno a 3,6 miliardi di euro, in linea con quello dello scorso anno. L’interesse per il settore si è confermato forte nella prima parte dell’anno, con un’attività più dinamica se si guarda al numero dei deals, maggiore rispetto al 2015. Inoltre, il capitale straniero è ancora protagonista, rappresentando il 75% degli investimenti totali del I semestre dell’anno, con 2,7 miliardi di euro investiti, in calo del 6% rispetto al I semestre 2015. Continua invece a migliorare la quota di capitale domestico investito: quasi 900 milioni di euro nei primi sei mesi 2016, con una crescita del 24% rispetto alla prima metà dello scorso anno. Per quanto riguarda i settori, gli uffici registrano ancora la maggior quota di investimenti con quasi 1,6 miliardi di euro nel I semestre 2016 (+51% rispetto al I semestre 2015), seguiti dal settore Retail che ha raggiunto quota 680 milioni di euro (+19% rispetto al I semestre 2015). Il settore degli Hotel (+45% sul I semestre 2015), continua ad attrarre una quota significativa di capitali insieme al settore della logistica. L’attività di investimento è migliorata nel mercato romano, con 800 milioni di euro investiti nella prima metà 2016, una forte crescita rispetto al I semestre 2015, anche se non sufficiente a colmare il ritardo rispetto a Milano a causa della carenza di prodotto nel segmento direzionale. La città meneghina, dopo un anno record nel 2015, ha fatto registrare un volume di investimenti di circa 1,4 miliardi di euro, il 30% in meno rispetto al 2015, anche questo conseguenza di un esaurimento di prodotto e non di un calo di interesse.
L’INDAGINE SUL RISPARMIO E SULLE SCELTE FINANZIARIE DEGLI ITALIANI 2016 – INTESA SANPAOLO E CENTRO EINAUDI
La crisi appare ormai alle spalle ma presso le famiglie è diffusa la percezione che la perdita di reddito disponibile non sia stata completamente recuperata e, di conseguenza, le spese nel 2015-2016 hanno continuato a essere improntate alla sobrietà. Nel 2016 si è stabilizzata l’incidenza dei risparmiatori (40%) sul campione, mentre si è lievemente ridotta la quota di reddito risparmiata (9,6%): entrambe le percentuali confermano, nella media campionaria, i livelli sui quali giacevano dal 2012. Si risparmia per far fronte alle incertezze e la mite ripresa, unita alla volatilità dei mercati finanziari e alla esiguità dei rendimenti, sono alla base della crescente motivazione ‘precauzionale’ del risparmio (58,3%, in aumento di 10 punti). Aumenta un po’ (dall’8% all’8,5%), il risparmio per la casa, ma si conferma il superamento del risparmio per i figli (17,1%), rispetto a quello accantonato per il mattone; da notare che il rapporto tra le due motivazioni era invertito prima della crisi, quando il risparmio per la casa precedeva quello per i figli. Tuttavia, il risparmio previdenziale è ancora insufficiente ed è ancora piuttosto bassa, in relazione ai bisogni potenziali, l’intenzione di risparmiare per la vecchiaia (14,1%). E’ stato fatto un extra sondaggio di 567 piccoli investitori sugli impieghi del denaro quando i tassi sono a zero e i soggetti, posti di fronte al caso degli interessi a zero (o quasi), per più anni, hanno risposto con intenzioni di comportamento polarizzate, in quanto concentrate essenzialmente su due scelte: la scelta della liquidità (che riguarderebbe il 32% degli investitori) e la scelta dell’investimento immobiliare (il 29% considererebbe l’acquisto di una casa per sé e il 20% l’acquisto di una casa da dare in affitto). Le scelte più rischiose e alternative sono marginali: solo una parte ridotta del campione di piccoli investitori, l’8%, reagirebbe ai tassi a zero aumentando l’esposizione rischiosa, ossia comprando azioni, cambi e derivati; infine, il 12% acquisterebbe oro e preziosi e il 4% comprerebbe opere d’arte. Tra le motivazioni per cui acquistare un immobile potrebbe essere vantaggioso primeggiano considerazioni economiche, ossia la convinzione di investire in un bene di riferimento che conserva il suo valore nel tempo (25%), seguito dalla possibilità di approfittare del momento di prezzi bassi (17%) e dal fatto che il reddito dell’immobile, ossia l’affitto incassato o risparmiato, è superiore a quanto può offrire la banca o un’obbligazione (13%). Il 19%, inoltre, pensa che i prezzi delle case aumenteranno nei prossimi anni e il 14% mira, così facendo, ad approfittare di buone e singolari condizioni sui mutui. Chi ne sta considerando l’acquisto ha spesso l’ambizione di una casa migliore (43%) o il bisogno effettivo di un’abitazione più grande (29%). Gli acquirenti potenziali nei prossimi tre anni (che sono compresi tra l’11% e il 19% del campione), userebbero prevalentemente la nuova casa per sé, considerandola come un bene da godere e magari da tramandare ai figli. Una quota fino all’8% del campione potrebbe cambiare casa e prenderla in affitto, anche se i giudizi positivi sugli affitti sono un terzo del totale, dunque inferiori ai giudizi negativi. Per il momento gioca da freno la debolezza convalescente del mercato secondario, ossia il timore di non riuscire a liquidare l’attuale propria casa o di ricavarne un prezzo insufficiente per fare il salto di qualità. In altri termini, mano a mano che il mercato immobiliare sarà più liquido e si accorceranno i tempi di vendita delle case usate, la domanda potenziale di nuove case si trasformerà in domanda effettiva. Anche per le seconde case il clima starebbe cambiando: le intenzioni di acquisto nei prossimi tre anni riguardano il 9% degli investitori, consapevoli, però, che la seconda casa non è quasi mai un buon investimento, prova ne sia che il 74% di essi ha un’opinione positiva del possesso della seconda casa ma solo il 22% la considera vantaggiosa in termini economici.
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