N°165 - Panorama di Economia Immobiliare - Novembre 2016
SubTitle: MUTUI
A ottobre 2016 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.804,3 miliardi di euro, è nettamente superiore, di oltre 142,5 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.661,7 miliardi di euro. Inoltre, i dati confermano la prosecuzione in miglioramento della dinamica dello stock dei finanziamenti in essere a famiglie e imprese, la cui variazione percentuale su base annua è prossima allo zero (-0,3% nei confronti di ottobre 2015), in miglioramento sia rispetto agli ultimi mesi (-0,4% a settembre 2016), sia, soprattutto, nel confronto con il picco negativo di -4,5% toccato a novembre 2013. Sulla base degli ultimi dati ufficiali, relativi a settembre 2016, si conferma, anche per i finanziamenti in essere, la ripresa del mercato dei mutui, inizialmente colta con l’impennata dei nuovi mutui. L’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie ha registrato una variazione positiva di +2,1% rispetto a settembre 2015 (quando già si manifestavano segnali di miglioramento). Nel complesso, il totale dei prestiti all'economia (aggregato che include famiglie, imprese e Pubblica amministrazione), ha segnato a ottobre 2016 una variazione annua prossima allo zero (-0,1%, -0,6% il mese precedente). Dalla fine del 2007, prima dell’inizio della crisi, a oggi i prestiti all’economia sono cresciuti da 1.673 a 1.804,3 miliardi di euro, quelli a famiglie e imprese da 1.279 a 1.402,5 miliardi di euro. Inoltre, a ottobre 2016 si sono ridotti ulteriormente i tassi di interesse applicati sui prestiti alla clientela: il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 2,94%, toccando il nuovo minimo storico (era pari a 2,97% il mese precedente e a 6,18% prima della crisi, a fine 2007). Il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni si è attestato al minimo storico di 2,02%, lo stesso valore del mese precedente (5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Al minimo storico anche il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese che si è collocato all’1,45%, era pari a 1,50% il mese precedente (5,48% a fine 2007). Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni già effettuate dalle banche con proprie risorse), a fine settembre 2016 si collocano a 85,1 miliardi di euro, un valore lievemente inferiore rispetto agli 85,4 miliardi di agosto, proseguendo quindi la riduzione delle sofferenze nette che erano pari a 89 miliardi a dicembre 2015. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è risultato pari al 4,79% a settembre 2016, dal 4,81% di agosto 2016 (era il 4,94% a fine 2015 e lo 0,86% prima dell’inizio della crisi). Il margine (spread) fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi e, a ottobre 2016, risultava pari a 193 punti base (194 punti base il mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (erano 329 punti base a fine 2007).
CREDITO: A QUOTA 139 MILIARDI LE SOSPENSIONI RATE PER PMI E FAMIGLIE – ABI
Aumentano i finanziamenti alle famiglie che risentono positivamente della ripresa del mercato degli acquisti delle abitazioni in Italia. In particolare, le nuove erogazioni di mutui hanno segnato un incremento del 38% nel periodo gennaio-settembre 2016 rispetto allo stesso periodo del 201 e si registrano primi segnali di miglioramento dal lato degli investimenti. In questa cornice generale – comunica l’Abi – si sviluppa la VII edizione di Credito al Credito 2016 dedicata alle condizioni del mercato dei finanziamenti a famiglie e imprese nel nuovo contesto normativo e concorrenziale e al complesso delle forme straordinarie di sostegno al credito attivate a partire del 2009. Su questo ultimo aspetto, sulla base degli ultimi aggiornamenti, ammontano complessivamente a 139 miliardi di euro le quote di debito residuo sospese a Pmi e famiglie con le varie moratorie sulle rate dei finanziamenti. Sul versante famiglie le banche hanno avviato una serie di iniziative in collaborazione con interlocutori istituzionali e Associazioni dei Consumatori che, a partire dal Piano famiglie Abi del 2010 e proseguendo con le misure di sospensione rate mutui in corso, hanno interessato 186.618 famiglie e circa 14 miliardi di debito residuo sospeso; non solo moratorie ma anche sostegno al credito come nel caso del Fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa che in base agli aggiornamenti relativi alla prima metà di novembre ha registrato 15.767 richieste di accesso per un controvalore di 1,8 miliardi di euro; il Fondo di garanzia per la casa controgarantito dallo Stato prevede il rilascio di garanzie a copertura del 50% della quota capitale dei mutui ipotecari (di importo fino a 250.000 euro), erogati per l’acquisto o la ristrutturazione per l’accrescimento dell’efficienza energetica, degli immobili adibiti a prima casa, con priorità di accesso per le giovani coppie o ai nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, nonché di giovani con contratti di lavoro atipico con età inferiore a 35 anni. Al centro delle analisi di dibattito, infine, le opportunità complessive del mercato del credito in uno scenario europeo che presenta ancora politiche monetarie espansive e nuove normative sempre più rigide. Ciò non prescinde, nell’ambito del Piano Junker, dalla necessità di un rilancio degli investimenti quale tassello fondamentale per la ripresa cui le banche vanno adattandosi approfondendo strategie di distribuzione del credito e di evoluzione della rete, anche alla luce della rivoluzione digitale in atto.
I MUTUI DEGLI ITALIANI – MUTUIONLINE
Questo è senza dubbio un momento ideale per chi ha intenzione di accendere un mutuo o fare una surroga, grazie alle condizioni favorevoli sul mercato del credito; tutto ciò è possibile anche in virtù delle innumerevoli garanzie per chi richiede un finanziamento e una maggiore trasparenza di informazioni, entrambi importanti ingredienti funzionali a dare un’ulteriore spinta al mercato immobiliare. Un’analisi dettagliata sulle caratteristiche dei mutui erogati e richiesti dagli italiani che fornisce il dato preciso sull’importo dell'erogato: 122.827 euro nel mese di ottobre, contro i 115.798 euro del semestre precedente; dunque, si ritorna ai dati positivi pre-crisi, quando nel I semestre del 2008 l’importo medio dei mutui concessi era di 123.650 euro. Più alto il corrispondente importo medio richiesto che, attestandosi sui 127.259 euro, sale dai 126.686 euro del semestre precedente. Continuano ad avere ancora un peso importante le surroghe, sul lato delle richieste, con il 55,7% del totale del campione rilevato. I mutui prima casa sono il 33,7% e quelli seconda casa il 5,1%, mentre a seguire ci sono i mutui per ristrutturazione e costruzione con il 3,1%. Dal lato delle erogazioni le surroghe sono ancora la maggior parte con il 52,5%, seguite dalla finalità acquisto prima casa con il 39,3%, l’acquisto della seconda casa con il 3,6% e il consolidamento debiti e richiesta di liquidità con il 2,9%. Il tasso fisso è la richiesta del 77,9% di coloro che accendono un mutuo, seguito dal tasso variabile con il 20,4% e il tasso variabile con Cap che dopo il 3,2% dello scorso semestre scende all’1%. Tra i mutui erogati vince ancora il tasso fisso con il 73,3% e guadagna qualcosa il tasso variabile che registra il 23,5% dei finanziamenti concessi. A seguire si trova il tasso variabile con Cap con il 2,1%. Si riduce la percentuale di finanziamenti richiesti per periodi di tempo molto lunghi, oltre i 30 e fino a 40 anni, è il 21,3% contro il 23,4% del semestre precedente. Le fasce 25, 20 e 15 anni crescono segnando adesso il 20,3%, il 28,3% e il 18,8%, mentre erano 19,8%, il 27% e il 18,2% rispettivamente lo scorso semestre. Dal lato delle erogazioni guadagnano le fasce con durata fra i 30 e i 40 anni, che segnano il 18,6% contro il 18,3% dello scorso semestre e la fascia dei 20 anni, con il 29,5% contro il 26,1% precedente; per contro, cala la durata dei 25 anni con il 18,7% verso il 19% del semestre prima e quella dei 15 anni con il 20,6% contro il 21,3%. Le richieste di mutuo degli italiani sono principalmente per un importo medio tra i 50.000 e i 100.000 euro, che coprono il 36,9% sul totale del campione; subito dopo si collocano la fascia 100.000-150.000 euro con il 31,9% e 150.000-200.000 euro con il 15,1% delle richieste; infine, il 9,6% richiede più di 200.000 euro e il 6,5% una somma di denaro inferiore ai 50.000 euro. Per i mutui erogati è ancora la fascia dei 50.000-100.000 euro che prevale con il 39,8%, seguita dall’intervallo 100.000-150.000 euro con il 30,7% e dai 150.000-200.000 euro con il 14,5% dei mutui concessi. Il 30,7% delle richieste è per un valore del mutuo tra il 70% e l’80% del valore dell’immobile. Il loan-to-value ricompreso tra il 60% e il 70% assorbe una percentuale del 17,4% e la fascia 41%-50% riguarda il 15,7% del campione rilevato. Anche le erogazioni sono per un loan-to-value prevalentemente nella fascia 70%-80% con il 23,7% sul totale dei mutui concessi, seguito dalla fascia 40%-50% con il 17,9% e dal 60%-70% con il 17,8% dell’erogato. Le richieste di mutuo si concentrano soprattutto nel Centro Italia con il 39,7%, seguite dal Nord che fa rilevare il 36,7% e dal Sud con il 16%. Coerente il dato riportato da parte delle erogazioni, che vede in testa ancora il Centro Italia con il 41,3% dei mutui concessi e il Nord con il 40%; il Sud rimane più indietro con il 12,8% sul totale concesso. Inoltre, il 46,5% dei richiedenti ha fra i 36 e i 45 anni, segue la fascia 26-35 anni con il 24,9% e quella 46-55 anni con il 21,2%. Per quanto riguarda l’erogato, quasi la metà dei mutui è concessa a titolari nella fascia di età 36-45 anni, con il 47,9% sul totale del campione; a seguire si trova ancora la fascia 26-35 anni con il 25,7% e quella 46-55 anni con il 19,8% delle concessioni. L’83,3% delle richieste è arrivata da lavoratori a tempo determinato, l’8,9% da lavoratori autonomi e il 4,2% da liberi professionisti; di fatto, le erogazioni vanno nell’88,5% dei casi a soggetti che hanno un lavoro a tempo indeterminato e nel 5,1% a lavoratori autonomi e solo il 3,9% è un libero professionista.
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