N°167 - Panorama di Economia Immobiliare - Gennaio 2017

SubTitle: COMPRAVENDITE E LOCAZIONI

PREZZI DELLE ABITAZIONI – ISTAT
Nel III trimestre 2016, sulla base delle stime preliminari, l'indice dei prezzi delle abitazioni (Ipab), acquistate dalle famiglie sia per fini abitativi sia per investimento aumenta dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e diminuisce dello 0,9% nei confronti dello stesso periodo del 2015 (era -0,8% nel trimestre precedente). La flessione tendenziale è dovuta principalmente ai prezzi delle abitazioni nuove, la cui diminuzione su base annua si accentua (-2,1%, da -1,1% del trimestre precedente), mentre si ridimensiona lievemente il calo dei prezzi delle abitazioni esistenti (-0,6%, da -0,7% del periodo precedente). Il calo tendenziale dei prezzi delle abitazioni si manifesta contestualmente a una crescita sostenuta del numero di immobili residenziali compravenduti. Su base congiunturale il lievissimo aumento dell'Ipab è dovuto alla stabilità dei prezzi delle abitazioni nuove e al contestuale incremento dello 0,1% di quelli delle abitazioni esistenti. In media, nei primi tre trimestri del 2016 i prezzi delle abitazioni diminuiscono dello 0,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, sintesi di un calo dei prezzi dell'1,2% per le abitazioni nuove e dello 0,9% per quelle esistenti. Il tasso di variazione acquisito dell'Ipab per il 2016 (la variazione media annua se nel IV trimestre dell'anno i prezzi non variassero), rimane quindi negativo e pari -0,7% (era -1,2% nel trimestre precedente). Rispetto alla media del 2010, nel III trimestre 2016 i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 14,5% (-2,6% le abitazioni nuove, -19,4% le esistenti).

CASE, MERCATO A DUE VELOCITÀ NEL 2016 – IDEALISTA.IT
Il 2016 è stato ancora un anno all’insegna della contrazione dei valori delle case di seconda mano in Italia, dove i prezzi sono calati del 3,9%, attestandosi a 1.896 euro/m², dopo l’ulteriore riduzione dell’1,2% registrata nell’ultimo trimestre. In un anno segnato dal dinamismo delle compravendite, con la domanda di nuovi mutui a livelli pre-crisi, si può parlare di una ripresa zoppa perché i prezzi non sono ripartiti, anzi sono andati peggio delle attese. Secondo idealista.it il 2017 nasce all’insegna di un forte interesse da parte degli acquirenti ma le condizioni selettive di accesso ai mutui e la precarizzazione del mercato del lavoro potrebbero dirottare un numero sempre maggiore di potenziali compratori sull’affitto; per questo ci si aspetta una moderata risalita dei prezzi in un anno che potrebbe rappresentare una sorta di ribaltamento del mercato caratterizzato da un nuovo dinamismo in cui il protagonista è l’affitto. Per quanto concerne le Regioni, nell’anno appena trascorso i prezzi delle abitazioni sono scesi in tutte le Regioni italiane a eccezione della Valle d’Aosta (2,3%); stabili Basilicata e Trentino Alto Adige, mentre le macroaree più penalizzate sono Umbria (-10,5%), Piemonte (-6,8%) e Puglia (-6,6%). In un quadro tendenziale decisamente ribassista altre 5 Regioni hanno segnato cali superiori al 4%, dalla Lombardia (-6,4%), alla Calabria (-4,2%), passando per Campania (-6,1%), Molise (-5,6%) e Veneto (-5,3%). A livello di prezzi di mercato, la Liguria (2.692 euro/m²), è sempre la regione più cara, seguita dal Lazio (2.563 euro/m²) e dalla Valle d’Aosta (2.520 euro/m²). La più economica è la Calabria con 935 euro/m². L’80% dei mercati provinciali hanno chiuso il 2016 all’insegna del calo dei valori: 50 sono le aree che registrano ribassi superiori alla media del periodo con punte del 13,4% in provincia Terni, che precede Vercelli (-12%) e Viterbo (-11,5%) nella graduatoria delle zone soggette a maggiori svalutazioni. All’opposto, Gorizia (7,3%) e Massa-Carrara (7,2%), spiccano per le performance migliori del periodo. Nel ranking delle Province Savona (3.343 euro/m²), è sempre la più cara e precede Bolzano (3.075 euro/m²) e Imperia (2.831 euro/m²). Scendono da 14 a 12 le aree provinciali dove i prezzi non superano i 1.000 euro/m², con Biella fanalino di coda con soli 682 euro/m² per chi vuole affrontare l’acquisto di una casa. Il trend negativo dei prezzi si estende a 87 capoluoghi su 103 monitorati: dopo i segnali di recupero fatti registrare nella prima metà dell’anno, chiudono in terreno negativo tutti i principali mercati: Roma (-3%), Milano (-2,8%), Napoli (-1%); solo Firenze (0,7%) e Bologna (1,8%), segnano un timido rialzo. Nel complesso le città maggiori mostrano una tenuta migliore degli altri centri, anche se ribassi di notevole entità interessano anche Bari (-10,5%), Genova (-8,9%), Torino (-8,2%) e Palermo (-6,5%). Tra gli altri capoluoghi spiccano i cali a due cifre di 11 centri: Carbonia (-16,5%), è la più penalizzata dalla caduta delle quotazioni, seguita da Terni (-14%) e Viterbo (-13,6%). All’opposto, le performance migliori spettano a Bergamo (6,7%) e Pavia (6,4%). Il ranking delle città più care vede primeggiare Venezia (4.403 euro/m²), che precede Firenze (3.417 euro/m²) e Milano (3.391 euro/m²). Nella parte bassa della graduatoria ci sono Alessandria (847 euro/m²), Caltanissetta (817 euro/m²) e infine Biella, la città italiana dove comprare casa costa meno, con soli 719 euro/m².

ANALISI SOCIODEMOGRAFICA: LOCAZIONI – TECNOCASA
L'analisi condotta sui contratti di locazione stipulati attraverso le agenzie Tecnocasa e Tecnorete nel I semestre 2016 sul territorio nazionale evidenzia che, nella maggioranza dei casi, si opta per l'affitto per scelta abitativa (61,3%), il 35% del campione lo fa per motivi di lavoro e il 3,9% lo fa per motivi di studio. Rispetto al I semestre 2015 queste percentuali sono rimaste sostanzialmente invariate, con una leggera diminuzione della percentuale di affitti legati allo studio, che passa dal 4,6% all’attuale 3,9%. Il contratto di locazione più utilizzato rimane quello a canone libero da 4 anni più 4 (66,4%), da segnalare però un netto aumento della percentuale nella stipula di contratti a canone concordato da 3 anni più 2 (22,9% contro il 18% del 2015 e il 13,9% del 2014). Il taglio più richiesto è il bilocale (40,5%), seguito dal trilocale con il 35,6%. Molto elevata la percentuale di single che cercano casa in locazione: celibi/nubili più separati/divorziati e vedovi arrivano al 61,3%.

IN CALO I COSTI DELLE COSTRUZIONI – ISTAT
Secondo l’Istat, a ottobre 2016 rispetto al mese precedente l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni registra una diminuzione dello 0,9%. La dinamica congiunturale del trimestre agosto-ottobre rimane comunque positiva (+0,7%). Nello stesso mese, gli indici di costo del settore aumentano dello 0,1% per il fabbricato residenziale, mentre segnano una diminuzione dello 0,1% sia per il tronco stradale con tratto in galleria, sia per quello senza tratto in galleria. Su base annua, a ottobre 2016 l’indice della produzione nelle costruzioni corretto per gli effetti di calendario diminuisce del 2,2%, mentre per l’indice grezzo il calo è del 5,5% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di ottobre 2015). Sempre su base annua, gli indici del costo di costruzione aumentano dello 0,3% per il fabbricato residenziale, mentre diminuiscono dello 0,5% per il tronco stradale con tratto in galleria e quello senza tratto in galleria. A ottobre 2016 il contributo maggiore all’aumento tendenziale del costo di costruzione del fabbricato residenziale è da attribuire all’aumento dei costi dei materiali (+0,3 punti percentuali); invece, il contributo maggiore alla diminuzione tendenziale degli indici dei costi di costruzione dei tronchi stradali deriva, sia per quello con tratto in galleria sia per quello senza galleria, dal calo dei costi dei materiali (rispettivamente -0,5 e -0,6 punti percentuali).

OSSERVATORIO CONGIUNTURALE SULL'INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI – ANCE
Anche per il 2016 la stima Ance per gli investimenti nella nuova edilizia residenziale è negativa e pari al -3,4% in termini reali rispetto al 2015; infatti, i dati Istat sui permessi di costruire, in riduzione ormai da quasi un decennio, continuano a essere in calo e si stima che nel 2015 le abitazioni concesse scendano a 47.500 con una flessione complessiva, rispetto al picco del 2005 (305.706 unità), pari all’84,5%. Inoltre, il livello delle abitazioni concesse nel 2015 risulta il più basso dal 1935, escludendo gli anni del secondo conflitto mondiale. Invece, gli investimenti in riqualificazione del patrimonio abitativo confermano la dinamica positiva degli anni precedenti, giungendo a rappresentare il 37% del valore degli investimenti in costruzioni; rispetto al 2015, per gli investimenti in tale comparto si stima una crescita dell’1,7% in termini reali (+1,6% in termini nominali), sostanzialmente in linea con quella rilasciata nell’Osservatorio di luglio scorso, che tiene conto del potenziamento fino a dicembre 2016 degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per l’efficientamento energetico previsti dalla Legge di Stabilità per il 2016 e confermati, nella recente Legge di Bilancio 2017, per tutto l’anno corrente. Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali, nel 2016, segnano un aumento dello 0,8% in termini reali; la stima, leggermente migliorata rispetto a quanto l’Ance aveva rilasciato a luglio scorso (+0,2% in termini reali), tiene conto del migliorato contesto economico del Paese e del dato positivo dei permessi di costruire per l’edilizia non residenziale che nel 2015 aumenta del 14,1% rispetto al 2014 in termini di nuove superfici concesse, dopo i significativi cali degli anni precedenti (-11,4% nel 2014 e -28,5% nel 2013); a ciò si aggiunga il buon andamento dei mutui erogati per investimenti non residenziali nel biennio 2014-2015 dopo i forti cali degli anni precedenti. I primi 9 mesi del 2016, invece, tornano a essere negativi (-14,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), sintesi di riduzioni nella prima metà dell’anno e di un lieve aumento nel III trimestre 2016, non sufficiente tuttavia a compensare i cali dei mesi precedenti. Per gli investimenti in costruzioni non residenziali pubbliche si stima nel 2016 un aumento dello 0,4% in quantità rispetto all’anno precedente, a conferma della stima formulata a luglio scorso, in quanto le indicazioni che si sono rese successivamente disponibili non hanno fornito elementi sufficienti a supporto di una piena ripartenza del segmento di attività. Per quanto riguarda le previsioni, il 2017 potrebbe essere l’anno di ripresa per il settore: l’Ance prevede un aumento dello 0,8% in termini reali (+1,8% in termini nominali), degli investimenti in costruzioni. L’analisi tiene conto dell’impatto sui livelli produttivi delle misure contenute nella Legge di Bilancio 2017 finalizzate al rilancio degli investimenti infrastrutturali e al rafforzamento degli incentivi fiscali esistenti, con particolare attenzione agli interventi di messa in sicurezza sismica e di efficientamento energetico; la Legge di Bilancio, infatti, rivolge grande attenzione all’edilizia e prevede misure che, se pienamente attuate, potranno sostenere la ripresa degli investimenti pubblici e privati nei prossimi anni: il definitivo superamento del Patto di stabilità interno, accompagnato da misure di rilancio degli investimenti territoriali, l’avvio della ricostruzione delle zone colpite dagli eventi sismici nel Centro Italia e altre misure di carattere nazionale come il Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale e industriale del Paese previsto dalla Legge di Bilancio, dovrebbero avere un impatto positivo sull’attività nel settore già a partire dal 2017. Un ulteriore impulso agli investimenti potrebbe, inoltre, derivare dalla proroga per 5 anni (2017-2021), della detrazione Irpef/Ires delle spese sostenute per interventi di messa in sicurezza statica delle abitazioni e degli immobili a destinazione produttiva, situati nelle zone ad alta pericolosità sismica; la norma prevede un potenziamento della detrazione sino all’85%, se l’intervento riguarda interi condomini con conseguente riduzione del rischio sismico. Tuttavia, trattandosi di interventi complessi che potranno essere deliberati e avviati presumibilmente solo dopo l’emanazione del decreto ministeriale che dovrebbe definire, entro febbraio 2017, le linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni, si stima che nel 2017 gli effetti sugli investimenti saranno piuttosto contenuti. A ciò si aggiunga la conferma della proroga, fino a dicembre 2017, del potenziamento al 50% della detrazione per le ristrutturazioni edilizie e della detrazione del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Per raggiungere l’obiettivo di ripresa del settore appare fondamentale assicurare la corretta attuazione delle misure previste per garantire una rapida attivazione degli investimenti ed evitare nuovi rallentamenti. Alla luce di questi elementi è stato quantificato un investimento aggiuntivo totale di 1.750 milioni di euro, in larga parte concentrato nel comparto di opere pubbliche e in misura più contenuta nel comparto abitativo (nuovo e recupero) e in quello non residenziale privato. In questo scenario, nel dettaglio dei singoli comparti si prevede una crescita dell’1,9% rispetto al 2016 per gli investimenti in opere pubbliche, un ulteriore aumento dell’1,4% per gli interventi di manutenzione straordinaria sullo stock abitativo e un incremento dello 0,3% per gli investimenti in costruzioni non residenziali private. Di contro, solo gli investimenti in nuove abitazioni continuano a registrare segni negativi, sebbene con tassi di intensità più contenuti rispetto agli anni precedenti; per questo comparto la previsione è di un ulteriore calo dell’1,4% rispetto al 2016. Per rafforzare la ripresa del settore e dare un ulteriore sostegno al mercato edilizio innovativo è necessario, inoltre, che venga prorogata la misura relativa alla detrazione del 50% dell’Iva per l’acquisto di case in classe energetica A o B, introdotta dalla Legge di Stabilità 2016 scaduta lo scorso anno. Analogamente, sarebbe opportuno considerare ulteriori misure fiscali, da tempo auspicate e sostenute dall’Ance per incentivare i processi di riqualificazione urbana. Si tratta, in particolare, della riduzione dell’imposta di registro per la ‘rottamazione’ di case obsolete ed energivore e la loro permuta con abitazioni in classe energetica elevata, il riconoscimento della detrazione Irpef del 50% per gli interventi di demolizione e ricostruzione con ampliamento volumetrico e un regime premiale (registro e ipocatastali fisse), per l’impresa che acquista immobili da riqualificare energeticamente entro i 5 anni successivi.


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