N°171 - Panorama di Economia Immobiliare - Marzo 2017
SubTitle: MUTUI
Nel mese di febbraio il numero di interrogazioni sul Sistema di Informazioni Creditizie di Crif relative a richieste di nuovi mutui e surroghe (vere e proprie istruttorie formali, non semplici richieste di informazioni o preventivi online), da parte delle famiglie italiane ha registrato una flessione del -1,6% rispetto a febbraio 2016. Dopo 7 rilevazioni positive consecutive si torna così a un segno negativo ma è doveroso evidenziare come, in valori assoluti, la performance del mese di febbraio sia più che positiva risultando superiore alla performance mensile media del 2016. Questa decelerazione va comunque inserita in un contesto di mercato che si sta stabilizzando se confrontato con il corrispettivo periodo del 2016, caratterizzato ancora dalla spinta delle surroghe, fenomeno oggi in graduale frenata. L’importo medio delle richieste di nuovi mutui e surroghe interrogate sul Sic di Crif, nel mese di febbraio è risultato pari a 124.473 euro e, rispetto al corrispondente mese del 2016, si registra una crescita del +1,6% quindi, dopo il leggero rallentamento registrato a gennaio, il dato torna ad avvicinarsi ai valori osservati negli ultimi mesi dello scorso anno. Il protrarsi di condizioni favorevoli, in termini di tassi applicati dalle aziende di credito e dinamica dei prezzi del mercato immobiliare, potrebbero contribuire alla ripresa del trend di crescita degli importi di mutuo, iniziata a partire dalla seconda metà del 2015. Relativamente alla distribuzione delle richieste per fasce di importo, a febbraio 2017 le preferenze degli italiani si sono concentrate nella classe compresa tra 100.001 e 150.000 euro, con una quota pari al 29,4% del totale e, rispetto ai dati rilevati nel febbraio 2016, si registra una diminuzione di -1,1 punti percentuali dell’incidenza delle richieste di importo inferiore a 100.000 euro (pari al 49% del totale), a vantaggio di una crescita delle classi oltre i 150.000 euro, che ora spiegano il 22,7% delle richieste contro il 21,5% del febbraio 2016. Per quanto riguarda la distribuzione delle interrogazioni di nuovi mutui e surroghe per classe di durata, quella compresa tra i 16 e i 20 anni si conferma la preferita dalle famiglie italiane, con una quota pari al 24,1% del totale (+0,3 punti percentuali rispetto allo scorso mese di gennaio). A questa crescita si affianca una flessione pari a -0,8 punti percentuali sulla classe tra 0 e 5 anni a favore di quelle tra 11 e 15 anni (+0,5 punti percentuali) e tra 26 e 30 anni (+0,4 punti percentuali). Infine, osservando la distribuzione delle interrogazioni in relazione all’età del richiedente, l’ultimo aggiornamento del Barometro Crif conferma la predominanza della fascia compresa fra i 35 e i 44 anni, con una quota pari al 35,7% del totale; nel confronto con il dato di febbraio 2016 si segnala un incremento di +1,9 punti percentuali delle fasce di età comprese tra i 45 e i 54 e tra i 55 e i 64 anni, a cui si contrappone una flessione di -1,3 punti percentuali dell’incidenza delle richieste da parte di giovani al di sotto dei 34 anni, fascia d’età che più di tutte continua a risentire dell’instabilità del mercato del lavoro.
ANALISI DEL MUTUATARIO: II SEMESTRE 2016 – TECNOCASA
Si conferma il momento positivo del credito italiano, sebbene la crescita avvenga a tassi inferiori al passato: le erogazioni sono in aumento da ormai due anni e anche la domanda di mutui da parte delle famiglie è in crescita. Quasi l’83% dei cittadini finanziati nel nostro Paese è di origine italiana ma stanno aumentando le percentuali degli stranieri (che passa dal 14,5% del II semestre 2015 al 17,3% del II semestre 2016): attualmente quasi il 13% è rappresentato da cittadini di altri Paesi del Vecchio Continente e il 4,4% da immigrati extra-europei. Le nazionalità più rappresentate sono quelle rumena, albanese e moldava, mentre la maggior parte dei non europei proviene dall’America Latina, seguiti a brevissima distanza dagli asiatici e dagli africani. Osservando la provenienza del mutuatario nell’ambito delle macroaree italiane e confrontando i risultati tra loro, si evince che gli istituti di credito tendono a finanziare i cittadini non italiani maggiormente nel Nord Italia (in particolare, più di un terzo dei soggetti finanziati nel Nord-Est non è italiano). L’età media di chi ha sottoscritto un mutuo nel II semestre 2016 è 39,1 anni; inoltre, l’analisi per fasce d’età mostra come sia la popolazione più giovane a fare maggior ricorso al mutuo e, in generale, la percentuale decresce con l’aumentare dell’età, infatti c’è una leggera preponderanza degli under 35 rispetto ai 35-44enni: la prima fascia incide per il 37,8%, la seconda per il 35,8%. Confrontando la classe d’età del mutuatario con la macroarea di riferimento, si notano alcune differenze geografiche: le regioni del Nord Italia hanno la quota più alta di under 35 e quella minore di over 65, mentre il Centro spicca per la maggiore incidenza della fascia 35-44 anni; nel Sud e nelle Isole, invece, sono le fasce medio-alte a incidere maggiormente, con percentuali che superano il 30%: tra Sicilia e Sardegna si segnala il 21,4% dei 45-54enni e l’11,9% dei 55-64enni, mentre nel Mezzogiorno la quota degli over 65 è la più alta tra tutte le macroaree. Le aree dove si accede al finanziamento in età più avanzata sono tendenzialmente quelle centro-meridionali: l’Italia Centrale e il Mezzogiorno sono a cavallo dei 40 anni, mentre nelle Isole si sfiora la soglia dei 42 anni; nel Nord Italia, invece, si stipula il mutuo in età più giovane e comunque al di sotto della media nazionale: 38,3 anni nel Nord-Ovest e 38,1 anni nel Nord-Est. Dall’analisi della professione del mutuatario emerge che la sicurezza economica è tra gli elementi fondamentali richiesti dagli istituti di credito per erogare un finanziamento: tale caratteristica identifica l’88,3% del campione (dipendenti a tempo indeterminato e pensionati), a fronte dell’8,5% di chi ha un contratto di lavoro flessibile (liberi professionisti/lavoratori autonomi e titolari d’azienda) e dell’1,9% di lavoratori a tempo determinato. La tendenza a finanziare redditi certi è in linea alla media nazionale nel Nord-Ovest e più alta nel Nord-Est, dove supera il 90%; il Centro Italia si caratterizza per la più alta quota di finanziamento a lavoratori con contratto flessibile (11,3%) e per quella minore ai dipendenti a tempo indeterminato (81,9%); il Sud e, soprattutto, le Isole hanno invece la maggiore quota di finanziamenti a pensionati (4,3% e 5,3%).
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