N°204 - Panorama di Economia Immobiliare - Gennaio 2019

SubTitle: MUTUI

BANCHE E MONETA – BANCA D’ITALIA
In novembre i prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, sono cresciuti del 2,3% su base annua (2,7% in ottobre). I prestiti alle famiglie sono cresciuti del 2,7% (2,8% nel mese precedente), mentre quelli alle società non finanziarie sono cresciuti dell’1,1% (1,5% in ottobre). I depositi del settore privato sono cresciuti del 3,3% su base annua (3,6% nel mese precedente); la raccolta obbligazionaria è diminuita del 17,2% (era diminuita del 17,3% nel mese precedente). Le sofferenze sono diminuite del 25,3% su base annua (-24,3% in ottobre), per effetto di alcune operazioni di cartolarizzazione. I tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono stati pari al 2,27% (2,24% in ottobre); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo al 7,98%. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono risultati pari all’1,50% (1,52% in ottobre); quelli sui nuovi prestiti di importo fino a 1 milione di euro sono stati pari all’1,98%, quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1,06%. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,38%.

BOLLETTINO ECONOMICO – BANCA D’ITALIA
Nel III trimestre del 2018 il debito delle famiglie italiane in rapporto al reddito disponibile è rimasto sostanzialmente invariato (61,3%), un livello ben al di sotto di quello medio dell’area dell’euro (94,8%). In rapporto al Pil il debito si è mantenuto pari al 41% (57,7% nell’area dell’euro). L’incidenza sul reddito disponibile degli oneri sostenuti per il servizio del debito (spesa per interessi e restituzione del capitale), è stata pari al 9,8%, come nel trimestre precedente. Il costo medio dei nuovi mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è rimasto su valori contenuti (1,9% in ottobre), pur essendo salito di circa dieci punti base rispetto al livello minimo osservato a luglio. Da parte delle banche le condizioni di offerta del credito rimangono nel complesso distese, anche se dai sondaggi presso le imprese provengono alcuni segnali di irrigidimento. Il costo del credito resta contenuto: la trasmissione dei maggiori oneri della raccolta all’ingrosso ai tassi sui prestiti è stata finora rallentata dalle buone condizioni di patrimonializzazione delle banche e dall’elevata stabilità delle loro fonti di finanziamento, ma potrebbe rafforzarsi se il più alto livello dei rendimenti sovrani si mostrasse persistente. Inoltre, è proseguita la riduzione dei crediti deteriorati. Nel mese di novembre la crescita del credito al settore privato non finanziario è proseguita a un ritmo moderato (1,8% sia sui dodici sia sui tre mesi, correggendo per i fattori stagionali e in ragione d’anno). La dinamica dei finanziamenti alle famiglie è rimasta solida nel comparto dei mutui come in quello del credito al consumo. I prestiti alle società non finanziarie sono aumentati dell’1,1% sui dodici mesi. La crescita ha interessato il credito alle imprese manifatturiere (2,1%) e quello alle società dei servizi (2,3%); è continuata la flessione dei finanziamenti alle imprese di costruzioni (-2,4%). In tutti i settori i prestiti alle società di minore dimensione si sono ulteriormente contratti (-3,2%). Secondo le banche italiane intervistate nell’ambito dell’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank Lending Survey), nel III trimestre del 2018 i criteri di offerta applicati ai nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati; quelli relativi ai nuovi finanziamenti alle imprese sono stati lievemente allentati, beneficiando sia dell’impatto della pressione concorrenziale tra gli intermediari sia di una minore percezione del rischio. Nel complesso è proseguita la riduzione dei margini applicati alla media dei prestiti. Il peggioramento delle condizioni di finanziamento delle banche, connesso con le tensioni sul mercato del debito sovrano, si è tuttavia riflesso in un lieve inasprimento dei termini e delle condizioni generali dei prestiti erogati. Nei giudizi degli intermediari la domanda di credito da parte delle imprese ha continuato a crescere moderatamente, sostenuta in prevalenza dal livello contenuto dei tassi di interesse. Le favorevoli prospettive del mercato immobiliare hanno sospinto la domanda di mutui da parte delle famiglie.

RAPPORTO MENSILE – ABI
A dicembre 2018 l'ammontare dei prestiti alla clientela erogati dalle banche operanti in Italia, 1.732 miliardi di euro, è superiore, di circa 15 miliardi, all'ammontare complessivo della raccolta da clientela, 1.717 miliardi di euro. Dai dati al 31 dicembre 2018 emerge che i prestiti a famiglie e imprese sono in crescita su base annua del +2,2%, proseguendo la positiva dinamica complessiva del totale dei prestiti in essere. Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese (calcolati includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni). Sulla base degli ultimi dati relativi a novembre 2018 si conferma la crescita del mercato dei mutui e l’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie registra una variazione positiva del +2,3% su base annua. A dicembre 2018 i tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento registrano le seguenti dinamiche: il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è risultato pari a 1,94% (1,91% a novembre 2018, 5,72% a fine 2007); il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è risultato pari a 1,39% (1,50% il mese precedente; 5,48% a fine 2007). Il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,55% (2,57% il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007). Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse), a novembre 2018 si sono attestate a 37,5 miliardi di euro; un valore inferiore rispetto ai 38,3 miliardi del mese precedente e in forte calo, -49,3 miliardi, rispetto al dato di dicembre 2016 (86,8 miliardi). In 23 mesi si sono quindi ridotte di quasi il 57%. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di oltre 51 miliardi, pari a circa il 57,7%. Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è attestato al 2,18% a novembre 2018 (era 4,89% a fine 2016). Il margine (spread), fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, a dicembre 2018 risulta pari a 189 punti base (190 punti base il mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (335 punti base a fine 2007) e, in media, nel 2018 tale differenziale è risultato pari a 190 punti base (202 punti nel 2017).

L’ANDAMENTO DELLE RICHIESTE DI MUTUI E SURROGHE NELL'ANNO 2018 – CRIF
Per quanto riguarda i mutui, dopo 6 mesi consecutivi di crescita a dicembre 2018 si segnala il ritorno in territorio negativo delle richieste di nuovi mutui e surroghe (vere e proprie istruttorie formali, non semplici richieste di informazioni o preventivi online), che fanno segnare un -0,7% rispetto al corrispondente mese del 2017. Con questo dato si chiude così il 2018 che, nel suo complesso, riflette valori sostanzialmente in linea con l’anno precedente, evidenziando una lieve contrazione, pari a -0,6% rispetto all’anno precedente, ascrivibile fondamentalmente al ridimensionamento dei mutui di sostituzione. In particolare, si evidenzia una significativa contrazione del numero di richieste nel confronto con il 2016, anno in cui l’incidenza dei mutui di sostituzione era risultata particolarmente rilevante, a fronte di un netto miglioramento rispetto agli anni segnati dalla crisi. Nel corso del 2018 si è assistito a una ripresa costante dell’importo medio delle richieste di mutuo, anche in virtù del minor peso delle surroghe, che per natura hanno un importo medio più contenuto; nello specifico, a dicembre il valore medio è risultato pari a 130.154 euro, con una crescita pari a +2% rispetto allo stesso mese del 2017, mentre a livello di intero anno si è attestato a 127.502 euro. La distribuzione delle richieste di mutuo per fasce di importo nel 2018 è rimasta pressoché stabile rispetto all'anno precedente, con la classe compresa tra 100.001 e 150.000 euro che risulta ancora essere la preferita dalle famiglie italiane, con una quota pari al 29,3% del totale. Rispetto al 2016 si enfatizza il progressivo spostamento verso le classi di importo più elevato (+1 punto percentuale delle classi superiori ai 150.000 €), anche in questo caso per la minor incidenza dei mutui di sostituzione. Per quanto riguarda la distribuzione delle richieste per classe di durata, nel 2018 la fascia compresa tra i 16 e i 20 anni si conferma in vetta alle preferenze degli italiani (con una quota pari a 25,9% del totale), seguita da quella tra i 26 e i 30 anni, con il 22,4%. Si segnala rispetto al 2017 una crescita del peso dei piani di rimborso tra i 16 e i 20 anni (+1,4 punti percentuali), a differenza di un quasi equivalente calo di quelli tra 10 e 15 anni (-1,8 punti percentuali), anche grazie alla minor incidenza di surroghe che per natura hanno durata più breve. Analizzando la distribuzione delle interrogazioni in relazione all’età del richiedente, anche in questo caso si osserva uno scenario pressoché stabile rispetto all’anno precedente, con al primo posto la fascia compresa fra i 35 e i 44 anni che nel 2018 spiega il 35,1% del totale, malgrado una riduzione di -0,9 punti percentuali rispetto al precedente periodo di osservazione. Da rimarcare, invece, il progressivo aumento delle richieste di mutuo presentate dagli under 35, la cui incidenza cresce di +0,4 punti percentuali arrivando a spiegare il 27,5% del totale.

ANDAMENTO DEI MUTUI NEL 2018 – FACILE.IT E MUTUI.IT
Il 2018 è stato un anno positivo sul fronte dei mutui, con tassi ancora su valori estremamente bassi e tutti i principali indicatori in crescita; è questo il quadro complessivo emerso dall’osservatorio che, analizzando un campione di oltre 40.000 domande di mutuo raccolte da gennaio a dicembre 2018, ha tracciato un bilancio dell’anno appena trascorso. Il primo dato positivo è quello relativo alle somme richieste, che nel 2018 sono aumentate: gli aspiranti mutuatari hanno cercato di ottenere, in media, 132.453 euro, vale a dire il 3,3% in più rispetto al 2017. All’aumento dell’importo medio richiesto ha corrisposto, seppur in misura più limitata, una crescita delle somme effettivamente concesse; il taglio medio erogato dagli istituti di credito nel corso dello scorso anno è stato pari a 128.886 euro (+0,5% rispetto al 2017). Altro dato positivo è quello relativo al Loan To Value (LTV), vale a dire la percentuale del valore dell’immobile che si cerca di finanziare tramite mutuo: questo parametro è passato dal 61% del 2017 al 69% del 2018 per ciò che riguarda le richieste e dal 60% al 65% per quanto concerne gli erogati. Segnale di una politica meno rigida da parte delle banche su cui ha senza dubbio avuto un ruolo importante anche il Fondo Garanzia Prima Casa, che ha permesso lo scorso anno a numerosi istituti di credito di finanziare operazioni di acquisto con LTV elevato, anche fino al 100%; da capire quali saranno, nel 2019, gli effetti dell’assenza di questo importante strumento di accesso al credito. Leggermente maggiore è anche l’età media dei richiedenti (passata da 40 a 41 anni), mentre è rimasta stabile la durata media dei piani di ammortamento richiesti (poco più di 22 anni). Dal punto di vista dei tassi gran parte del 2018 è stato caratterizzato da un livello estremamente basso degli indici, sia fissi che variabili, condizione garantita dalla sostanziale stabilità di Eurirs ed Euribor (i parametri che guidano l’andamento, rispettivamente, dei mutui fissi e variabili). A partire dal mese di ottobre, però, per quanto riguarda le nuove richieste di mutui a tasso fisso di lunga durata, qualcosa è cambiato e alcuni istituti di credito hanno iniziato a ritoccare verso l’alto i loro spread (e quindi il tasso finale per il cliente) con incrementi nell’ordine dei 20 punti base. Anche i nuovi mutui erogati a tasso variabile, in alcuni casi, hanno visto un lieve rialzo degli spread bancari applicati, ma su queste operazioni di finanziamento l’incremento è stato più limitato e, quando presente, comunque inferiore ai 10 punti base. Il trend registrato negli ultimi mesi del 2018 si è confermato anche nel 2019: durante i primi giorni del nuovo anno alcuni istituti di credito hanno nuovamente ritoccato verso l’alto, con aumenti sempre nell’ordine dei 10-20 punti base, gli spread applicati ancora una volta ai nuovi mutui a tasso fisso di lunga durata, aumenti che, però, sono stati mitigati, almeno in parte, dal calo dell’Eurirs. Importante notare come alcuni istituti di credito, in controtendenza, abbiano invece approfittato del contesto per adottare strategie commerciali più espansive, scegliendo di mantenere inalterati i loro spread. Secondo l’analisi anche per il 2018 il tasso fisso si conferma re indiscusso del mercato italiano dei mutui, con ben otto aspiranti mutuatari su dieci che si sono orientati verso questa tipologia di finanziamento (erano il 73% nel 2017). Interessante notare, inoltre, come nei mesi compresi tra luglio e dicembre la percentuale di richiedenti mutuo a tasso fisso sia ulteriormente salita, sfondando il muro dell’80% e raggiungendo il suo picco a novembre (87%). Dati che riflettono con chiarezza come le note vicende legate all’aumento dello spread Btp-Bund e le tensioni dei mercati abbiano spinto molti aspiranti mutuatari a rifugiarsi nel tasso fisso. Una scelta che però, almeno nel breve periodo, potrebbe rivelarsi poco premiante se si considera che, dati alla mano, il tasso variabile consente, a parità di cifra erogata, ancora importanti risparmi sulla rata. Anche per il 2018 le surroghe hanno avuto un peso importante sul totale delle richieste: dai dati raccolti emerge che circa un mutuo su quattro (sia considerando i richiesti, sia gli erogati), erano legati a questa finalità, con un picco registrato nei mesi di maggio e giugno (27%). Il dato più significativo, però, emerge analizzando i valori relativi alle richieste degli ultimi mesi dello scorso anno, caratterizzati da un calo sensibile delle surroghe: a novembre la percentuale è scesa al 19,5% mentre a dicembre si è toccato il valore minimo del 2018, 16,6%, percentuale confermata anche dai primi dati parziali registrati nel 2019.br />

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