N°207 - Panorama di Economia Immobiliare - Marzo 2019

SubTitle: MUTUI

BANCHE E MONETA: SERIE NAZIONALI – BANCA D’ITALIA
In gennaio i prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, sono cresciuti dell’1% su base annua (1,9% in dicembre); i prestiti alle famiglie sono cresciuti del 2,6% (come nel mese precedente), mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti dello 0,7% (erano aumentati dell’1,2% in dicembre). I depositi del settore privato sono cresciuti del 2,3% su base annua (2,6% nel mese precedente); la raccolta obbligazionaria è diminuita del 10,4% (-12,5% nel mese precedente). Le sofferenze sono diminuite del 32,5% su base annua (-33,2% in dicembre), per effetto di alcune operazioni di cartolarizzazione. I tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono stati pari al 2,31% (2,26% in dicembre); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,19%. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono risultati pari all’1,47% (come nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di importo fino a 1 milione di euro sono stati pari al 2,03%, quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1,04%. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,36%

NUOVA FRENATA DEI MUTUI A FEBBRAIO – BAROMETRO CRIF
Prosegue anche nel mese di febbraio il rallentamento delle richieste di nuovi mutui e surroghe da parte delle famiglie italiane, con un calo del -7,8% rispetto al corrispondente periodo di febbraio 2018. A mitigare la performance negativa delle richieste si segnala la crescita dell’importo medio, che fa segnare un +2,9% per attestarsi a 129.702 euro. Relativamente alla distribuzione per fasce di importo, a febbraio le richieste si sono concentrate prevalentemente nella classe compresa tra 100.001 e 150.000 euro, con una quota pari al 29,3% del totale. Per quanto riguarda invece la distribuzione delle richieste di nuovi mutui e surroghe per classe di durata, nel mese di febbraio le preferenze delle famiglie italiane vedono uno spostamento verso la classe compresa tra i 26 e i 30 anni, che arriva a spiegare il 24,9% del totale in virtù dell’incremento più consistente (+2,2%); a seguire, la fascia tra i 16 e i 20 anni, con il 24,6%. Anche nel mese di febbraio i richiedenti di età compresa tra i 35 e i 44 anni rimangono maggioritari, con una quota pari al 33,9% del totale, seppur in leggero calo rispetto al dato del 2018; le altre classi rimangono pressoché stabili, con gli under 35 che arrivano a spiegare il 29% delle richieste.

PRESTITI IN CRESCITA PER ACQUISTARE UN IMMOBILE – FACILE.IT E PRESTITI.IT
Il 2018 è stato un anno positivo per il settore dei prestiti personali e caratterizzato, rispetto al 2017, da un aumento del peso percentuale delle richieste di prestito per il consolidamento debiti (+4,7%) e da un calo di quelle per la ristrutturazione casa (-3,4%) e per l’acquisto dell’auto (-1,2%). In crescita anche la percentuale di coloro che si sono rivolti a una società di credito per pagare le spese mediche (+0,8%), per acquistare un immobile (+0,9%) e per ottenere liquidità (+1,7%). Esaminando oltre 190mila domande di finanziamento raccolte nel corso del 2018, lo studio ha evidenziato che l’importo medio chiesto da chi si è rivolto lo scorso anno a una società di credito è stato pari a 12.890 euro, da restituire in 67 mesi (poco più di 5 anni e mezzo). Analizzando il profilo socio-demografico dei richiedenti è emerso che l’età media di chi ha chiesto un finanziamento nel 2018 è pari a 42 anni, anche se quasi un terzo delle domande proviene dagli under 35 (29,2%); nel 72% dei casi a presentare la richiesta è un uomo mentre, se si guarda alla professione, in 7 casi su 10 proviene da un dipendente privato a tempo indeterminato.

MUTUI, A SORPRESA TASSO FISSO ANCORA IN DISCESA – MUTUIONLINE
Lo scenario con cui si è chiuso il 2018 è stato quasi apocalittico, con le banche intente a stringere le maglie del credito e cercare di recuperare sui consumatori quel tanto che l’aumento del costo del denaro avrebbe sottratto alle loro casse. L’allarme spread ha fatto dunque intravvedere la fine della stagione più felice dei mutui, accompagnandosi a una vera e propria corsa ad accaparrarsi quelli che dovevano essere gli ultimi affari prima della grande svolta. Nonostante tutto l’Europa, Euribor ed Eurirs non hanno fatto registrare nuovi ribassi: infatti, il costo del denaro nel nostro Paese è ancora molto basso, in alcuni casi ancora più basso nelle medie e lunghe durate dei mutui rispetto agli ultimi mesi del 2018, e strappare un’offerta realmente vantaggiosa non è per niente raro. Lo stato di salute del nostro mercato dei mutui continua a essere buono: secondo gli esperti a registrare impennate sono state proprio le erogazioni da parte delle banche, che si sono trovate negli ultimi mesi a soddisfare una quantità di domanda di credito fuori dal previsto. Le banche hanno concesso a gennaio intorno all’11% in più di nuovi mutui rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, e l’8% in più di surroghe, con importi ai massimi dell’ultimo decennio. Il 13,3% delle erogazioni sono state per somme dai 200.000 euro in su e l’importo medio concesso ha superato quello richiesto, con rispettivamente 133.089 euro e 131.397 euro. Il mutuo a tasso variabile sembra non fare più paura, segno di una situazione percepita più stabile e sicura, e a gennaio le richieste di finanziamenti a tasso variabile guadagnano 3 punti percentuali, segnando il 16,9% dal 13,8% del trimestre precedente. La soluzione a tasso variabile si conferma secondo gli esperti vincente qualora la durata del finanziamento non sia troppo lunga, quindi per periodi fino ai 15 anni, perché anche se il futuro dovesse riservare tassi più alti, la maggior parte del risparmio si realizza nella prima parte dell’ammortamento. La durata del mutuo rileva sul periodo 30-40 anni quasi 2 punti percentuali in più (il 25,5% delle richieste a gennaio), mentre anche chi dispone di una parte di liquidità preferisce non spenderla e indebitarsi per periodi maggiori, al fine di mantenere un costo mensile del mutuo più basso: è infatti proprio questo l’indicatore più importante delle scelte delle famiglie italiane, che valutano quasi sempre la bontà del mutuo in base al peso della rata sul budget mensile.


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