N°212 - Panorama di Economia Immobiliare - Maggio 2019

SubTitle: MUTUI

MONTHLY OUTLOOK – ABI
Dai dati al 30 aprile 2019 emerge che i prestiti a famiglie e imprese registrano una crescita su base annua pari allo 0,5% e tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a famiglie e imprese (calcolati includendo i prestiti non rilevati nei bilanci bancari in quanto cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, a esempio variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni). Sulla base degli ultimi dati relativi a marzo 2019 si conferma la crescita del mercato dei mutui e l’ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie registra una variazione positiva di +2,4% su base annua. Ad aprile 2019 i tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento permangono su livelli particolarmente bassi, sui minimi storici, e registrano le seguenti dinamiche: il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è risultato pari a 1,85% (1,85% anche a marzo 2019, 5,72% a fine 2007); il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è risultato pari a 1,42% (1,42% anche il mese precedente; 5,48% a fine 2007). Il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,58% (2,58% anche il mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007). Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse), a marzo 2019 si sono attestate a 31,7 miliardi di euro, in forte calo rispetto ai 52,8 miliardi di marzo 2018 (-21 miliardi, pari a -39,9%) e ai 77,3 miliardi di marzo 2017 (-45,6 miliardi, pari a -59%). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 con 88,8 miliardi, la riduzione è di oltre 57 miliardi (pari a -64,3%). Il rapporto sofferenze nette su impieghi totali si è attestato all’1,85% a marzo 2019 (era 3,04% a marzo 2018, 4,40% a marzo 2017 e 4,89% a novembre 2015). Il margine (spread), fra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta a famiglie e società non finanziarie permane in Italia su livelli particolarmente bassi, ad aprile 2019 risulta pari a 199 punti base (200 punti base nel mese precedente), in marcato calo dagli oltre 300 punti base di prima della crisi finanziaria (335 punti base a fine 2007).

RAPPORTO SUL RESIDENZIALE: MUTUI IPOTECARI E INDICE DI AFFORDABILITY – AGENZIA DELLE ENTRATE, ABI
Circa 282mila acquisti di abitazioni sono stati effettuati ricorrendo a un mutuo ipotecario, in aumento dell’8,8% rispetto all’anno precedente. Gli istituti di credito hanno erogato complessivamente 35,7 miliardi di euro, in media circa 126mila euro per ogni compravendita, con una punta di circa 142mila euro al Centro e il capitale erogato rappresenta circa il 71% della spesa di acquisto. Il tasso di interesse medio, applicato alla prima rata, scende ancora di ulteriori 0,22 punti percentuali, portandosi così al 2,17%. La durata media del mutuo è sostanzialmente ferma a 22,9 anni e la rata media, pari a 585 euro mensili, è in calo del 2,1% sul 2017. Per quanto riguarda l’indice di affordability elaborato dall’Ufficio Studi Abi – che sintetizza l’analisi dei vari fattori (reddito disponibile, prezzi delle case, andamento e tassi di interesse sui mutui), che influenzano la possibilità per una famiglia media di acquistare un’abitazione al prezzo medio di mercato contraendo un mutuo e ne descrive l’andamento – maggiore è il valore dell’indice più è facile acquisire una casa da parte della famiglia finanziandosi con un mutuo. A fine 2018 l’indice risultava pari al 14,6%, 8 decimi in più dell’anno precedente, 10 punti percentuali più del punto di minimo del I semestre 2012 e superiore di quasi 5 punti percentuali alla prima metà del 2004. Secondo le proiezioni mensili, a marzo del 2019 l’indice si sarebbe stabilizzato sugli elevati valori di fine anno scorso. La dinamica crescente dell’indice nel 2018 è riconducibile, equamente, alla riduzione del costo relativo delle case (dato dal rapporto tra prezzo della casa e reddito disponibile) e alla prosecuzione del trend di contrazione dei tassi di interesse sui mutui: in dettaglio, a fine 2018 il costo relativo delle case è risultato per la prima volta inferiore al dato di avvio della rilevazione (I semestre 2004), mentre il tasso di interesse sui mutui a tasso fisso è risultato pari al 2,02%, inferiore di 3 decimi al dato di un anno prima e di 3 punti percentuali ai massimi di inizio 2012. In miglioramento anche gli aspetti distributivi: nel 2018 sale al 78%, la percentuale delle famiglie italiane per cui risulta accessibile l’acquisto di un’abitazione e si tratta del nuovo valore massimo storico. Il miglioramento delle condizioni di accesso all’acquisto di una abitazione risulta, inoltre, piuttosto omogeneo a livello territoriale; in particolare, la condizione di accessibilità (valore dell’indice di affordability maggiore di zero), si conferma in tutte le Regioni e raggiunge il valore massimo storico per 18 delle 19 Regioni considerate.

BAROMETRO MUTUI: APRILE 2019 – CRIF
Prosegue anche nel mese di aprile il rallentamento delle richieste di nuovi mutui e surroghe da parte delle famiglie italiane, che fanno registrare una contrazione del -10,8% rispetto allo stesso mese del 2018, dato che accentua ulteriormente la brusca frenata che aveva caratterizzato il I trimestre dell’anno (-7,9%). Si segnala, tuttavia, la costante crescita dell’importo medio richiesto, che fa segnare un +3,7% per attestarsi a 130.311 euro: a livello di singole rilevazioni mensili si tratta del secondo valore medio più elevato registrato dall'inizio del 2013 a oggi. Relativamente alla distribuzione per fasce di importo, ad aprile le richieste si sono concentrate prevalentemente nella classe compresa tra 100.001 e 150.000 euro, con una quota pari al 29,4% del totale ma va sottolineato come i mutui di importo inferiore ai 75.000 euro rappresentino un quarto del totale. Per quanto riguarda, invece, la distribuzione delle richieste di nuovi mutui e surroghe per classe di durata, nel mese di aprile le preferenze delle famiglie italiane vedono uno spostamento verso la classe compresa tra i 26 e i 30 anni, che arriva a spiegare il 25,1% del totale in virtù dell’incremento più consistente (+2,8%), rilevato nel periodo di osservazione. Complessivamente, i piani di rimborso superiori ai 15 anni rappresentano quasi il 75% delle richieste totali, confermando la preferenza degli italiani a privilegiare soluzioni in grado di ridurre il peso della rata mensile. Anche nel mese di aprile i richiedenti di età compresa fra i 35 e i 44 anni rimangono maggioritari, con una quota pari al 33,8% del totale, seppur in leggero calo rispetto al dato del 2018. Le altre classi rimangono pressoché stabili, con gli under 35 che arrivano a spiegare il 29% delle richieste.

È IL MOMENTO GIUSTO PER SCEGLIERE IL MIGLIOR MUTUO – MUTUIONLINE
Doveva essere questo l’anno dei primi rialzi dei tassi, perché dopo mesi di continui cali il recupero sarebbe stato fisiologico più che atteso. Così alla fine del 2018, quando è scattato l’allarme spread, eravamo pronti anche al peggio, ma sicuramente nessuno si sarebbe aspettato una nuova stagione di tassi straordinariamente bassi. Il fatto è che mentre l’Euribor continua a stazionare sui valori minimi dagli inizi del 2016 (-0,37% quello a 1 mese e -0,31% a tre mesi), l’Eurirs si muove sotto la protezione della Bce che ha adottato una politica cautelativa per le banche con conseguente calo dei valori sui mercati europei. Così lo stesso Eurirs, il tasso deciso dalla Bce sulla base del quale viene calcolato il nostro tasso fisso, il 10 maggio è sceso sotto l’1%, arrivando (quello a 20 anni) a segnare lo 0,99%. Era dal novembre 2016 che non si vedeva un valore così, cioè dall’epoca in cui i tassi avevano dato inizio a una lenta discesa che li avrebbe portati a toccare i minimi storici. Il mutuo più vantaggioso in questo momento è il tasso fisso, una convenienza che deriva anche dal comprare con una rata fissa una sorta di assicurazione per la vita. E invece la risposta non può essere univoca, perché il mutuo è un prodotto che necessita di essere personalizzato e ritagliato su ogni singolo utente. Una delle prime variabili da prendere in considerazione è la durata, perché la differenza importante tra i due tipi di tassi, fisso e variabile, si decide prima di tutto se ci si impegna per un periodo più o meno lungo. Se il mutuo ha 30 anni, va da sé che mettersi al riparo dai futuri aumenti diventi la priorità, ma se il mutuo dura 15 anni sarà un tasso variabile la soluzione più conveniente, perché i tassi si manterranno stabili almeno fino alla fine dell’anno e, qualora riprendessero a salire, avranno bisogno di un po’ di anni per arrivare a segnare valori positivi raggiungendo il tasso fisso. Un mutuo si decide anche in base alle entrate mensili del mutuatario, attuali e previste. Perché, per esempio, la prospettiva di un aumento di stipendio potrà sostenere tranquillamente un futuro aumento della rata, qualora i tassi variabili dovessero subire correzioni verso l’alto. Il costo di un mutuo non dipende solo da quello dei tassi in un determinato momento storico e non bisogna confondere il fatto che il costo del denaro oggi sia ai minimi con il fatto che debba essere ai minimi anche il tasso di interesse sui mutui per tutte le banche. Infatti, tra le varie offerte degli istituti di credito si possono trovare differenze notevoli, a volte anche di un punto percentuale, e su un mutuo di 100.000 euro si rischia di arrivare a spendere anche 600-700 euro in più all’anno. Un mutuo a tasso fisso della durata di 20 anni che finanzia il 50% del valore dell’immobile ha in questo momento un tasso fisso che varia dall’1,20% all’1,55% e un Taeg che oscilla tra l’1,54% e l’1,64% (risultato ricerca MutuiOnline.it prime cinque banche su Milano, richiesta 100.000 euro valore casa 200.000 euro). Un mutuo a tasso variabile della stessa durata ha un’offerta di tassi che vanno dallo 0,34% (Euribor 3 mesi + 0,65%), allo 0,70% e Taeg dallo 0,71% allo 0,84%. La differenza fra tasso fisso e tasso variabile è dunque di circa 38 euro, che in un anno sono 456 euro risparmiate e in 20 anni arrivano a 9.120 euro.

IL CAPITOLO CASA IN CIMA ALLE RICHIESTE DI PRESTITI – PRESTITIONLINE
Il consumatore italiano conferma di avere al centro dei propri desideri la casa, mentre la sua passione per l’auto ha consolidato il secondo posto nelle priorità durante i primi mesi nel 2019. Tuttavia, gli investimenti immobiliari hanno subito un ripiegamento dal picco storico toccato lo scorso anno, mentre c’è stata una contestuale accelerazione di quelli per i mobili e spunti più vivaci per i due capitoli riferiti all’auto. È quanto emerge dal più recente Osservatorio Prestiti, secondo il quale quest’anno (statistiche a tutto aprile), una grande fetta, 37,3% del totale, dei finanziamenti chiesti è stata orientata all’abitazione, tra ristrutturazione (20,7%) e arredamento (16%), sono dati in sintonia con quelli registrati negli anni passati. Il 2018 ha visto gli italiani investire nella casa il 37,3% dei prestiti chiesti (23,9% nella ristrutturazione e 13,4% nell’arredamento), un record dopo il 36,3% del 2017 (rispettivamente 23,6% e 12,7%). A dare ancora propellente a questo capitolo di spesa è la proroga (a tutto il 2019), dei bonus di vario genere decisi dal Governo, sia per gli interventi di riqualificazione energetica sia per l’acquisto di mobili o di grandi elettrodomestici. Nel dettaglio, entro il 31 dicembre 2019 i cittadini potranno beneficiare delle detrazioni fiscali maggiorate (fino al 65%), per chi effettua manutenzione dell’immobile all’insegna del risparmio energetico. Le agevolazioni fiscali per l’acquisto di mobili e/o di grandi elettrodomestici (almeno di classe A+), arrivano al 50%, fino a un massimo di 5mila euro (spalmabile in dieci anni). Per quanto riguarda le erogazioni dei prestiti lo scenario non cambia nella sostanza, ma appare più chiaro il divergente comportamento del settore casa da quello dell’auto. Quest’anno per il canale abitazione sono stati erogati complessivamente il 46,3% dei prestiti (contro il 49,6% dell’intero 2018), con quelli verso le ristrutturazioni che hanno coperto il 30,4% (34,6% lo scorso anno) e il restante 15,9% destinato al mobilio (15%). L’analisi delle richieste di prestiti per durata mostra un forte calo di quelli a lungo termine (al 3% quelli decennali dal 7,3% del 2018, al 3,4% dal 4% quelli a otto anni); un quadro contrastato quelli di durata media e un diffuso aumento (fino ai cinque anni), di quelli più brevi. Contestualmente, l’importo medio delle richieste è tornato a calare per la prima volta (nelle rilevazioni semestrali), dalla prima parte del 2016, passando in questa frazione del 2019 a 11.469 euro, dai 12.099 registrati durante lo scorso anno. L’Osservatorio evidenzia come il mercato sia stato caratterizzato dalla vivace richiesta proveniente dai consumatori considerati maturi, quelli compresi nelle fasce di età tra 46 e 55 anni (al 27% del totale, dal 24,7% del II semestre 2018) e oltre i 55 anni (al 16,3%, dal 14,6%). Orientamento negativo, invece, per tutte le altre fasce di età e un quadro simile emerge anche se si guarda alle erogazioni.


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